sabato 31 marzo 2012

Unesco - Parco Nazionale di Garajonay, Spagna

La Rocca di Agando
Foto tratta da: guide.supereva.it

Resti della vegetazione che, venti milioni di anni fa, ricopriva una buona parte del pianeta sono sopravvissuti negli umidi strapiombi delle isole di origine vulcanica dell'arcipelago delle Canarie. Il loro valore biogenetico, veramente più unico che raro, li rende meritevoli della massima protezione. L'isola di Gomera è quella che conserva oggi un'eccezionale testimonianza della lussureggiante vegetazione che precedette la nascita dell'uomo.


Nome: Parco Nazionale di Garajonay
Patrimonio dell'Umanità: dal 1986
Ubicazione: nell'isola di Gomera, nell'arcipelago delle Isole Canarie, Spagna.

Alberi d'erica ricoperti di muschio
Foto tratta da: natural-time.myblog.it

Il Parco Nazione di Garajonay venne istituito nell'anno 1981 con il preciso scopo di preservare questa importantissima "reliquia" vegetale, poi dichiarata Patrimonio dell'Umanità nell'anno 1986. Il Parco occupa un'estensione di 3984 ettari, vale a dire poco più del 10% della superficie di Gomera, e comprende il Pico del Garajonay, che con i suoi 1487 metri è la cima più alta dell'isola.

Uno dei tanti gioielli floreali custoditi nel parco
Foto tratta da: trivago.it

Le origini
Circa 20 milioni di anni fa, quando si completò lo spostamento del continente africano verso oriente, bloccato dallo scontro con il continente asiatico, sul lato occidentale, da est a ovest, in corrispondenza della placca oceanica, si produssero tutta una serie di fenomeni vulcanici, non ancora del tutto estinti, da cui nacquero le isole Canarie. Benché i fenomeni a cui ci riferiamo siano avvenuti in pieno Miocene - appunto circa 20 milioni di anni fa -, le isole dell'arcipelago sono più giovani, visto che sorsero dalle acque dell'Atlantico.
Durante l'era Terziaria il clima divenne più mite e umido, propiziando l'esistenza (in un'ampia fascia terreste che comprendeva, più o meno, le terre che si affacciavano sulla Tetide, il mare che si estendeva fra Africa ed Eurasia) di una vegetazione di tipo tropicale. Poi, verso la fine di questa era, si produsse un doppio fenomeno climatico: da un lato, la temperatura si abbassò sensibilmente nelle regioni boreali, lasciando spazio ai ghiacci che iniziarono ad espandersi verso sud, inaugurando così l'era delle glaciazioni. Dall'altro, e quasi allo stesso tempo, il clima dell'Africa centrale si fece sempre più secco e le terre sempre più aride, dando così inizio alla formazione del Sahara. La flora tropicale si vide quindi doppiamente minacciata, salvandosi solo nelle zone più protette e riparate. E' questo il caso delle isole Canarie, battute dai venti alisei; questi venti, arrivati dall'Atlantico carichi di umidità, alimentano quasi costantemente un vero "mare" di numi fra i 600 e 1500 metri dei versanti settentrionale e nordorientale delle isole. Un tale apporto di umidità - spesso maggiore di quelle delle precipitazioni dirette -, unito a una particolarissima orografia ricca di ripidi burroni, creò l'ambiente ideale per consentire la conservazione fino ai nostri giorni dei lembi residui di quella vegetazione che in precedenza era presente su buona parte della Terra.


Ruscello nel parco
foto tratta da: escursionitrekking.wordpress.com

L'isola di Gomera
L'isola di Gomera è un tavolato a forma leggermente ovale, attraversato da una spina dorsale montagnosa che si piega ad angolo ottuso e che, arrivata la livello del mare, si apre in innumerevoli precipizi. Il Parco Nazionale di Garajonay si trova nella zona centrale dell'isola, dove l'altitudine è molto più moderata. Una caratteristica dell'isola è la mancanza di eruzioni vulcaniche recenti e la presenza di intensi fenomeni di erosione: quella fluviale che incide le valli e le forre, e quella marina che rende scoscese e di difficile accesso le coste.
Il Pico del Garajonai si trova nella zona bagnata dal mare di nuvole, dove i boschi umidi arrivano fino alle vette più alte; non vi sono invece pinete o macchia boschiva di alta montagna, caratteristiche di altri luoghi come il Pico de Teide, nella vicina isola di Tenerife. Un'altra conseguenza di queste particolari condizioni climatico-geologiche sono gli innumerevoli ruscelli e fiumiciattoli che scorrono lungo i versanti.


Cime nel parco
Foto tratta da: easyviaggio.com

Una vegetazione eccezionae
La vegetazione dominante nel Parco si divide esenzialmente in due famiglie strettamente legate fra loro: le Luracee e le Fagacce. Le Lauracee formano un bosco ricco di specie arboree di taglia media, con foglie molto simili a quelle dell'alloro. Vi si trovano, solo per menzionarne alcune, lo stesso alloro canario (Laurus azorica) e la Persea Indica, presenti con le caratteristiche più tipiche delle Lauracee, insieme ad Apollonias barbucana, Piconia axcelsa,  Visnea mocanora e Ocotea foetens, tutte specie endemiche. I tronchi di questi alberi sono ricoperti da un fitto manto di epifite, muschi e in modo particolare da licheni che danno al bosco, perennemente avvolto alla nebbia, un aspetto di favola.
Nelle zone di maggiore umidità predominano il til (Ocota foentes) e un'incredibile varietà di felci, mentre nelle zone più ostili, con un tipo di terreno meno generoso e forti pendii battuti da venti violenti che impediscono la presenza costante del mare di nuvole, troviamo le Fagacce.
Questo tipo di vegetazione, quasi sempre a fusto arboreo, viene considerata come una fase di sostituzione del bosco di Lauracee. Le specie dominanti sono la faya (Miryca faya) e l'erica arborea (Erica arborea), quest'ultima abbondante in Europa e in Africa è l'unica capace di resistere alle altitudini elevate; anche qui si trovano in abbondanza le epifite, protagoniste di una scenografia veramente unica. Entrambe le formazioni sono relitti della vegetazione di epoche remote e contengono la rande maggioranza delle specie considerate endemismi "macaronesici". Il paesaggio del Parco, dominato dall'aspetto ondulato e uniforme della massa forestale, è rotto soltanto dallo spuntare dei cosiddetti corni o rocche - corrispondenti alle bocche dei vulcani dai quali fuoriuscirono le lave di composizione molto più acida di quella basaltica - e dai precipizi che costituiscono, in gran parte, i confini del Parco.

Esempi di Felci
Foto tratta da: spain.info

La fauna del parco
L'interesse del mondo animale presente nel Parco non è allo stesso livello di quello vegetale; vi sono comunque specie endemiche fra gli invertebrati - normalmente dimenticati - come lo spettacolare ortottero Calliphona alluaudii, segnalato solamente nelle isole Gran Canaria e Gomera.
Probabilmente l'aspetto più interessante della fauna della Gomera si trova nel mondo ornitologico; sull'isola sono state identificate oltre 40 specie di uccelli tra le quali due colombe endemiche, la Columba bollii e la Columba giunoniae, strettamente legate al bosco di Lauracee poiché si nutrono dei frutti di questi alberi. La prima è la più numerosa e nidifica sugli alberi, mentre la seconda, più rara, preferisce gli scoscesi strapiombi, le rocce e i precipizi.
I mammiferi autoctoni si limitano a qualche raro esemplare di Pipistrellus, mentre fra quelli importati bisogna menzionare il ratto comune (Rattus rattus), responsabile di non pochi danni alla vegetazione del Parco. Tempo fa vennero introdotti nel Parco cervi e cinghiali, che oggi però sono completamente scomparsi.
Partendo dal fatto - ormai così accertato che potremmo definirlo un assioma - che ovunque appaia l'uomo si avvia un processo di alterazione della natura, e se consideriamo il buono stato di conservazione del Parco nazionale di Garajonay, possiamo supporre che l'uomo ha avuto ben poco a che fare con questa zona così intatta. L'intervento umano si riduce infatti all'esistenza di leggende sui tormentati amori che diedero il nome alla montagna; a qualche attività di pastorizia di dimensioni molto limitate, considerando l'inadeguatezza del terreno, e ad alcuni santuari relativamente moderni. Garajonay è uno dei pochi esempi della positiva influenza umana - con riferimento alla creazione della zona protetta - su di un ecosistema che, nel suo piccolo, è parte imprescindibile della salvaguardia della biosfera.


Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 2,  in uscita con Panorama. Edizione 2004 

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