mercoledì 28 marzo 2012

Unesco - Area archeologica di Cartagine

Un busto danneggiato sulle rovine di Cartagine
Foto tratta da: ilfattostorico.com

Cartagine, città dalla storia lunga e feconda, fu la capitale di un grande impero commerciale e conobbe il massimo splendore tra il V e il III secolo a.C.
Avversaria di Roma per il dominio del Mediterraneo, venne completamente distrutta nel 145 a.C. Ricostruita da Giulio Cesare e Augusto, riacquistò importanza agli albori dell'era cristiana, decadendo definitivamente dopo le invasioni dei vandali e degli arabi.


Nome: Area archeologica di Cartagine
Patrimonio dell'Umanità: dal 1979
Ubicazione: Tunisia, sulla costa mediterranea, 15 km a nord di Tunisi

Rovine nel sito di Cartagine
Foto tratta da: travelcarnet.it

Secondo la leggenda, Cartagine sarebbe stata fondata da Didone, figlia di Belo, regina di Tiro, riparata in Africa per sfuggire a sua fratello Pigmalione che le aveva ucciso il marito Siche. Nell'Eneide Virgilio narra la storia di Didone che, dopo essersi innamorata di Enea, si uccide disperata quando l'eroe troiano l'abbandona.
Il realtà Cartagine fu fondata come semplice base commerciale alla fine del IX secolo a.C. da coloni fenici provenienti da Tiro. Il suo nome latino deriva da Quart Hadasht, che, in riferimento al suo ruolo di nuova Tiro (all'epoca la città più importante della Fenicia), significa "città nuova". Situata su una penisola tra il golfo e il lago di Tunisi, l'antica Cartagine si sviluppò molto lentamente e raggiunse l'apogeo solo tra il V e il III secolo a.C. Dovette combattere contro le tribù berbere e della Numibia per ottenere l'egemonia della zona affacciata sul Mediterraneo e nei secoli VIII e VII a.C. fu impegnata in una lunga guerra contro i greci in Sicilia, dai quali venne sconfitta nella battaglia di Imera del 480 a.C. Questo smacco frenò l'espansione cartaginese in Sicilia ma non impedì alla città di ottenere il controllo di buona parte del bacino del Mediterraneo, occupando i maggiori porti della Corsica e della Sardegna ai danni degli etruschi e togliendo ai greci di Marsiglia le zone di Nizza e di Ampurias.

Le rovine di Cartagine
Foto tratta da: storia-riferimenti.org

Il possesso del mare
Il controllo del mare fece di Cartagine una grande potenza commerciale. Infatti la sua flotta controllava le rotte più importanti e i suoi marinai non esitavano a spingersi fino alle coste atlantiche al di là delle Colonne d'Ercole (stretto di Gibilterra). Gli abitanti di Cartagine coltivavano la terra con tecniche raffinate e commerciavano con tutti i popoli del Mediterraneo. Sulle loro navi viaggiava il ferro della Sardegna, l'argento della Betica e lo stagno della Cornovaglia, l'oro del Sudan, l'avorio e gli schiavi africani. Le loro esplorazioni- famosa quella compiuta da Annone nel VI secolo a.C. verso la Guinea e il Camerun - raggiunsero il Niger e il Sahara. Dal punto di vista politico, Cartagine era una repubblica aristocratica governata da un senato dominato da potenti famiglie di commercianti che non esitavano a cercare l'appoggio della plebe per estendere il loro controllo sulla città e sulle colonie. La dinastia più conosciuta fu quella dei Barca: vi apparteneva Amilcare, Asdrubale e il grande generale Annibale. Secondo il geografo Strabone, gli abitanti della città nel suo momento di massimo splendore raggiunsero la cifra, sicuramente sovrastimata, di 700.000 unità.

Rovine di Cartagine
Foto tratta da: tripadvisor.com

La minaccia rappresentata da Cartagine sul controllo dello stretto di Messina, di vitale importanza per i romani, fece sì che nel 264 a.C. iniziasse una lunga guerra tra le due città per il controllo delle rotte commerciali. Nel 241 Roma vinceva la prima guerra punica impadronendosi della Sicilia e subito dopo della Corsica e della Sardegna. Tra il 235 e il 220, col pretesto di assicurarsi lo sfruttamento dell'argento in Betica per pagare le indennità di guerra dovute ai romani, i Cartaginesi conquistarono gran parte della Penisola Iberica fino al fiume Ebro e fondarono Cartagena (Cartago Nova). La presa di Sagunto nel 219 fece scoppiare un nuovo conflitto, la seconda guerra punica. Annibale attraversò i Pirenei e le Alpi con il suo esercitò e penetrò in Italia, sconfiggendo ripetutamente gli eserciti di Roma. Il generale cartaginese non sferrò però l'attacco decisivo alla città, dando il tempo ai romani di riorganizzarsi. Così, il console Scipione attaccò Cartagine e Annibale, costretto a ritornare rapidamente in patria, fu sconfitto col suo esercito nella battaglia di Zama nel 202. Le condizioni imposte da Roma ai cartaginesi si rivelarono oltremodo umilianti. Cartagine riuscì comunque a riprendersi e a rifiorire grazie alle capacità dei suoi mercanti e dei suoi marinai. Ma non c'era più spazio per due potenze nel Mediterraneo occidentale. Nel 146 nel corso della terza e ultima guerra punica, i romani cinsero d'assedio Cartagine che fu costretta alla resa e distrutta. I cartaginesi sopravvissuti furono ridotti in schiavitù e lo splendore della città divenne solo un ricordo tramandato dalle pagine di Tito Livio e Polibio.

Rovine di Cartagine
Foto tratta da: arcipelagoverde.it

Sacrifici umani
L'arte cartaginese è una sintesi eclettica delle diverse culture con cui la città entrò in contatto. Alle tradizioni fenice si aggiungono infatti apporti libici, egizi,persiani, greci e romani. Cartagine fondava le sue credenze religiose sul culto del dio del sole Baal-Ammone, mentre la divinità maschile Melkart, il cui culto era presente anche a Gades, fu poi adottata da romani e greci col nome di Ercole. Tra il V e il IV secolo a.C., comunque, la mitologia cartaginese subì influssi provenienti dalla Grecia: la dea della fecondità Astarte, l'antica Ishtar dei babilonesi, fu qui chiamata Tanit e occasionalmente arrivò addirittura ad affiancare Baal nella devozione popolare. In una terza fase i dogmi e gli dei punici furono nuovamente interpretati in chiave ellenistica, come è il caso dei riti agrari molto simili a quelli in onore di Demetra.
Gli scavi hanno riportato alla luce solo alcuni resti, per la maggior parte di importanza secondaria, dell'immenso patrimonio artistico di Cartagine. L'analisi archeologica di un tophet "santuario" è quella che rilevato il maggior numero di informazioni sulla cultura di questa città. Attraverso le sue stele votive, arricchite di iscrizioni e sculture, è stata accertata la crudele usanza cartaginese di sacrificare bambini alle divinità. Questo santuario dedicato a Baal e poi a Tanit era in origine un grande cimitero di 100 per 200 metri e fu chiamato tophet dagli archeologi per via della sua somiglianza con il santuario di Ben Hinnon, a Gerusalemme, dove i Filistei celebravano sacrifici umani. Inizialmente il santuario era un recinto sacro che racchiudeva grandi pietre destinate a placare le forze soprannaturali o ad attirarne l'attenzione. Successivamente venne invece utilizzato per seppellire sotto le stele le urne contenenti le ceneri dei bambini di famiglie nobili sacrificati; quando il recinto era completo, l'area veniva ricoperta da nuova terra e tutt'ora sono riscontrabili strati di sepolture per uno spessore totale di 3,5 metri.

Il tophet di Cartagine
Foto tratta da: unipa.it

Nei pressi del santuario, sulla collina di Bordj Djedid, si innalza il tempio di Demetra. Sulla collina del teatro sorge invece il tempio di Esmun, la cui costruzione è attribuita a Esculapio. Sulle colline di San Luigi si trova la necropoli, le cui tombe testimoniano tutta la storia della città dal VII al II secolo a.C.; vi sono stati rinvenuti splendidi sarcofagi di sacerdoti e sacerdotesse, alcune sculture e stele funerarie, nonché vasi in ceramica e bronzo.
Sulle stesse colline e nella pianura di Dermech si conservano vestigia di residenze risalenti all'ultimo periodi di splendore della città, il cui porto aveva due darsene: una rettangolare per il commercio marittimo e un'altra circolare, destinata ad accogliere le navi da guerra.

Il porto dell'Africa
La triplice cinta muraria che circondava l'istmo (III secolo a.C.) si rivelò inefficace contro l'avanzata di Scipione, ma la posizione strategica di Cartagine nell'ambito del traffico del Mediterraneo e la sua vicinanza con Roma fecero sì che due secoli più tardi la città venisse ricostruita da Giulio Cesare e da Augusto. La "musa celeste dell'Africa" - così definita da Apuleio - divenne il principale porto di imbarco per il grano proveniente dalle colonie africane e conobbe un nuovo periodo di splendore nei secoli I e II dell'era cristiana. Fu chiamata Nuova Cartagine o colonia Julia e assunse il ruolo di capitale della provincia dell'Africa Proconsolare. Gli imperatori Adriano e Antonio vi realizzarono grandi riforme, costruirono acquedotti, strade e importanti edifici pubblici. E' il caso ad esempio delle terme di Antonino, edificate a Dermech. Dal palazzo del proconsole si poteva ammirare tutta la città, mentre l'anfiteatro e il circolo si trovavano a sudovest.

Rovine delle antiche terme di Antonino
Foto tratta da: andychowforum.forumcommunity.net

Resti dell'anfiteatro di Cartagine
Foto tratta da: cassiciaco.it

In seguito il Cristianesimo si diffuse nel nord dell'Africa proprio a partire da Cartagine, dove visse Tertulliano tra il 155 e il 220 e dove subirono il martirio Santa Perpetua e San Cipriano. Nel 439, quando Genserico la trasformò nella capitale del regno dei vandali, la città vide interrompersi bruscamente la sua rinascita. Nel 534 venne riconquistata dal generale bizantino Belisario, ma le lotte interne e le epidemie ridussero progressivamente la popolazione. Nel 698, quando gli arabi giunsero nella patria del grande Annibale, vi trovarono solo macerie e desolazione.

Le Terme Antonine
Dal punto di vista artistico la dinastia degli Antonini rivolse le sue maggiori attenzioni alle province, a discapito della città di Roma già molto ricca di monumenti. Le Terme Antonine a Cartagine vennero iniziate sotto Adriano (117-138) e terminate dal suo successore Antonino Pio. Nell'anno 143, per i lavori di costruzione, giunsero artigiani dall'Attica (Grecia). Distrutte dai vandali e sepolte dalle macerie, furono riportate alla luce dagli scavi effettuate negli anni 1944.1956. Le rovine che attualmente si possono ammirare sono quelle corrispondenti agli spazi di servizio del sottosuolo, poiché le sale di ritrovo e i bagni veri e propri sono andati totalmente distrutti. L'area destinata al pubblico comprendeva la grande sala del frigidarium, con 8 colonne di granito di 1,6 metri di diametro e 20 metri di altezza (si pensi che soltanto uno dei capitelli pesa 4 tonnellate). La sala, che era destinata ai bagni freddi, misurava 22 per 47 metri (circa 1000 metri quadrati) ed era coperta da una volta di 30 metri di altezza, una delle più grandiose di tutto l'impero romano. Tutt'intorno si aprivano vari ambienti con pavimenti a mosaico, fra i quali due palestre per gli esercizi ginnici. Sul lato orientale si trovava invece il calidarium, o sala per i bagni caldi.

Mosaico
Foto tratta da: share.dschola.it

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 7,  in uscita con Panorama. Edizione 2004

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