mercoledì 25 luglio 2012

UNESCO - Budapest: rive del Danubio e castello di Buda, Ungheria

La città di notte
Foto di: worlddiscovery.it

I grandi fiumi hanno sempre avuto un ruolo di primo piano nella storia del continente europeo: preziose vie di comunicazione, barriere difensive durante le guerre, fonte d'acqua dolce e di cibo tutto l'anno.
La maggior parte delle capitali europee è sorta attorno a una grande arteria fluviale. Il Danubio, autentica spina dorsale dell'Europa centrale e orientale, attraversa Vienna, una delle capitali più affascinanti del continente, ma bagna anche Budapest, splendida, quanto la città austriaca.


Nome: Budapest: rive del Danubio e castello di Buda
Patrimonio dell'Umanità: dal 1987
Ubicazione: nel nord dell'Ungheria, della quale è la capitale, situata sulle sponde del Danubio.

Scorcio del palazzo del Parlamento, Budapest.
Foto di: vediamodai.blogspot.com

Il primo insediamento stabile sul sito dell'attuale Budapest fu un accampamento militare celtico, ma la città può vantare anche una seconda fondazione a opera degli eserciti romani. Intorno al II secolo d.C., infatti, fu creata Aquincum, che nacque come centro termale, ma presto divenne la capitale della Pannonia Inferiore, i cui confini coincidevano, di fatto, con il corso del Danubio. Le violente incursioni delle orde barbariche furono alla base della repentina decadenza della città. Gli archeologi hanno riportato alla luce le rovine di Aquincum (oggi Obuda), con numerosi resti di case private ed edifici pubblici.
Alla fine del IX secolo un leggendario condottiero di nome Arpàd cambiò la storia delle tribù degli Ungari, che fino a quel momento si erano spostate senza meta per le steppe dell'Europa centrale e orientale. Arpàd si mise a capo di sette tribù con le quali intraprese una marcia trionfale verso occidente, che gli permise di occupare, nell'896, le pianure comprese tra il fiume Tibisco e il Basso Danubio. Instaurò una dinastia solida e duratura, destinata a regnare a lungo sui Magiari. Suo nipote, il duca Géza, si distinse per il forte impulso dato alla diffusione del Cristianesimo tra il suo popolo. Il figlio, Stefano I, fu riconosciuto re dall'imperatore Ottone III e benedetto dal papa Silvestro II. Monarca potente e devoto cristiano, egli consolidò il regno ungaro e, dopo la sua morte, fu dichiarato santo.
I successori di Arpàd si stabilirono a Aquincum, che divenne la residenza ufficiale della corte.Nel frattempo a ridosso della sponda sinistra del Danubio era sorto un piccolo borgo denominato Pest, popolato da artigiani e piccoli commercianti, che godette di decenni di prosperità e ricchezza. Il declino della città cominciò tra il 1241 e il 1242, quando i Tartari conquistarono il centro urbano e il territorio circostante. Solo dopo la loro ritirata Pest poté ricominciare la sua lenta ripresa.
Veduta notturna del palazzo reale, a Buda
Foto di: paesionline.it
Memore della tragedia da poco superata, re Bela IV decise di approfittare delle possibilità difensive offerte dal contrafforte roccioso situato sulla riva destra del fiume, fondando così la fortezza di Buda, il baluardo difensivo di Pest.
La città visse un periodo di grande prosperità ed espansione con la dinastia degli Angiò, sotto il regno di Caroberto (1308-1342). La costante crescita di Pest provocò una benefica ripercussione su Buda, che iniziò a sua volta un processo di espansione legato alle esigenze della corte. Intorno alle vecchie mura della fortezza, infatti, sorse un piccolo borgo destinato alla servitù e ai servizi del castello, che costituì il primo nucleo urbano di Buda.
Nella seconda metà del XIV secolo, re Luigi I il Grande unì le corone d'Ungheria a Polonia, facendo del regno fondato da Stefano il Santo una potenza europea. Nel 1458 salì al potere Mattia Corvino, figlio del reggente Giovanni Hunyady, che si era opposto alle aspirazioni della casa degli Asburgo al trono di Ungheria. Sovrano sensibile e uomo di lettere, trasformò Buda in un centro artistico e umanistico di grande rilevanza. Sotto il suo regno, durato fino al 1490, furono fondate l'Università Reale e la Tipografia Reale, e la città fu dotata di una ricca biblioteca che porta ancora oggi il suo nome. Mattia chiamò a corte numerosi artisti italiani, a cui diede l'incarico di decorare le stanze del castello e di costruire gli edifici rinascimentali di Buda. Il benefattore della città la privò di un solo onore, quello di capitale, poiché, dopo aver invaso l'Austria (1485), trasferì la corte a Vienna.

Chiesa della Nostra Signora, o di Mattia
Foto di: turistipercaso.it

Nasce Budapest
Nel 1526 la città fu saccheggiata dagli Ottomani e nel 1541 cadde definitivamente in loro potere. Nel 1686 fu riconquistata dagli Asburgo, che posero le basi del futuro impero austro-ungarico. Grazie a due sovrani austriaci, Maria Teresa e suo figlio Giuseppe II, Buda, anche se subordinata a Vienna, ritornò all'antico splendore e conobbe un nuovo rinascimento. I due nuclei di Buda e Pest, riconosciuti come centri nevralgici dell'antico regno magiaro, furono impreziositi con edifici tardo-barocchi e, successivamente, neoclassici.
Nell'Ottocento il ruolo di capitale della città fu sottolineato da grandiose realizzazioni. Nel 1830 fu fondata l'Accademia d'Ungheria che, a partire dal 1862, ebbe la sua sede in un bel palazzo neorinascimentale. Nel 1849 fu costruito il Ponte delle Catene, il più famoso dei sette ponti cittadini.
Il palazzo del Parlamento
Foto di: re-moto.com
Tra il 1884 e il 1904 fu edificato il Parlamento, un imponente edificio in stile neogotico affacciato sul Danubio. Tra il 1895 e il 1902, per le celebrazioni del millenario, venne eretta nel Quartiere del Castello la poderosa mole del Bastione dei Pescatori, da cui si gode uno splendido panorama sulla riva sinistra del Danubio, con il Parlamento e il centro di Pest. L'unificazione di Buda e Pest in un unico nucleo urbano ebbe luogo ufficialmente nel 1918 quando, al termine della prima guerra mondiale, l'Impero austro-ungarico si dissolse e il paese assunse piena sovranità.

Ponte delle Catene
Foto di: hoteltelnet.hu

Bastione dei Pescatori
Foto di: blog.bestbookings.com

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 6,  in uscita con Panorama. Edizione 2004

Tempo di vacanze... forse

E' tempo di vacanze. Ma è un tempo strano.
In questo periodo di incertezze e precarietà tutto cambia. Fino a qualche anno fa le domande che ponevamo ai nostri amici erano "Quando vai via?" "Quando torni?".
Adesso chiediamo piuttosto "Quest'anno vai in vacanza?".
Fortunatamente, molti ancora rispondono di sì, ma il modo di viaggiare cambia radicalmente: mete vicine e periodi brevi. In realtà questa mutazione non è del tutto un male: di fatto non si viaggia meno, si viaggia in modo diverso. In pratica non si fanno più quelle migrazioni, anche della durata di un mese o più, verso il solito luogo di villeggiatura o il solito stabilimento balneare. Si preferiscono viaggi brevi, magari ripetuti più volte durante l'anno. Ma, cosa più importante, si preferiscono mete vicino a casa, anche a causa del poco tempo a disposizione. Con questo non voglio dire che si dovrebbero prediligere i viaggi in patria piuttosto che all'estero; credo che il Mondo vada visto il più possibile in tutte le sue parti. Ma, a volte, il fascino dell'esotico, del diverso e della meta lontana ci fanno dimenticare di quali perle abbiamo a due passi da casa nostra. Luoghi meravigliosi mai visti, anzi, spesso snobbati, che invece e per fortuna stanno riacquistando il loro posto tra le preferenze dei viaggiatori italiani.

venerdì 20 luglio 2012

Dopo vent'anni torna a casa il Sarcofago delle Quadrighe che fu trafugato ad Aquino


"Operazione Giovenale"
I militari del Commando Provinciale di Roma della Guardia di Finanza hanno recentemente concluso un importante operazione che ha consentito di riportare in Italia un sarcofago romani di età imperiale, trafugato illecitamente oltre vent'anni fa.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Cassino e condotte dai finanzieri del Nucleo i Polizia Tributaria di Roma, hanno consentito - partendo da una capillare attività di intelligence svolta nell'ambiente antiquario internazionale - di individuare in Inghilterra, presso un privato, il celebre "sarcofago delle quadrighe" di Aquino (FR). Si tratta di un'opera in marmo del II secolo d.C., recante pregevoli scene di una corsa di quadrighe sul fronte, che rappresenta una delle più alte testimonianze dell'arte funeraria romana di età imperiale.



L'opera era stata sottratta nella notte tra il 2 e il 3 settembre 1991 dalla Chiesa della Madonna della Libera di Aquino (FR), dove erano in corso interventi di restauro, e da allora se ne erano perse le tracce.
All'esito delle investigazioni compiute dai finanzieri del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico del Nucleo Polizia Tributaria, la Procura della Repubblica di Cassino ha disposto il sequestro del sarcofago. Successivamente l'opera è stata rimpatriata attraverso i canali diplomatici, per essere restituita al patrimonio artistico nazionale ed alla fruizione pubblica.

Commando Provinciale
Guardia di Finanza di Roma
00141 Roma, via Nomentana 591
Tel 06.87022372
Fax 06.87022364



Articolo tratto dal sito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

giovedì 19 luglio 2012

UNESCO - Chiese storiche di Mtskheta, Georgia

Chiesa principale del complesso di Samtavro
Foto di: ru.wikipedia.org

Le chiese storiche della città di Mtskheta, la prima capitale della Georgia, sono importanti per lo studio dell'architettura georgiana e dell'architettura medievale nel mondo cristiano. I mosaici, le iscrizioni e gli oggetti di ferro trovati dagli archeologi sono inoltre di vitale interesse per conoscere le origini del popolo georgiano.


Nome: Chiese storiche di Mtskheta
Patrimonio dell'Umanità: dal 1994
Ubicazione: nella parte centrale della Georgia, nel distretto di Mtskheta

Piccola cappella nel complesso di Samtavro
Foto di: nsfwords.wordpress.com 

Gli annali assiri più antichi segnalano la presenza di una federazione di tribù (Diaeni) sulle sponde del fiume Kura (XII secolo a.C.). A metà del VIII secolo a.C. comparve sulla costa sudorientale del Mar Nero un'altra tribù, capeggiata da Kulja e sconfitta dai cimmeri nella seconda metà del secolo. A partire dal VI secolo a.C., in questa stessa parte del Paese sorse il regno della Colchide (il cui nome è legato alla mitica impresa del vello d'oro), erede dello stato tribale di Kulja. Nel frattempo, vicino alla Colchide, in una zona favorevole perché al centro delle rotte commerciali dell'epoca, sorse anche il regno di Iberia. Nel 65 a.C., i romani, guidati da Pompeo, invasero l'Iberia e quindi giunsero in Colchide, fissando nella prima un protettorato e nella seconda un governatorato. Presto la Colchide unì le sue terre all'altro principato confinante e si formò così il regno di Lazsk, vassallo di Roma.

La grande mtskheta
Nel 334 il Cristianesimo fu dichiarato religione ufficiale nel regno di Iberia e nel 523 lo divenne di tutto il regno di Lazsk; questo fatto accelerò l'unificazione etnica dei georgiani e intensificò le loro relazioni con i Paesi europei.
La religione cristiana fu portata nella città di Metskheta da San Nino, nel IV secolo, ma già gli apostoli Andrea e Simone erano giusti in queste regioni per evangelizzarle. Nel 445 venne costruita Tiblisi, dove in seguito andò a risiedere il katholikos, la suprema carica religiosa del Paese.


Veduta panoramica della città di Mtskheta
Foto di: en.wikipedia.org

In questa epoca Mtskheta si estendeva sulle due rive del fiume Mtkvari, suddivisa in numerosi quartieri. Il quartiere di Armaztsike (cittadella e residenza reale) era il cuore della città; intorno a esso si raggruppano i quartieri fortificati riservati ai mercanti. Questo insieme costituiva la "grande Mtskheta". La prima chiesa di legno fu costruita nel giardino del palazzo Reale, proprio nel luogo oggi occupato dalla chiesa Sveti-Choveli. Il destino politico della città nei secoli IV e V fu deciso dal principe Dachi (449-514) che trasferì la capitale da Mtskheta a Tiblisi. Nonostante la perdita del rango di capitale, Mtskheta continuò ad essere un importante centro religioso, fino all'invasione araba di Murvan-Kru (736-738). Dal VI secolo persiani e bizantini si scontrarono in territorio georgiano per affermare la loro supremazia nell'area, fino a quando iniziò la penetrazione degli arabi (630), che verso il 730 imposero definitivamente il loro dominio sulla zona.
La riconquista cristiana della Georgia fu dura e si prolungò fino al IX secolo quando, dopo una dura lotta armata contro gli occupanti arabi, sorsero diversi principati autonomi. Lo sforzo dei principi della dinastia dei Bagratidi, iniziato nel IX secolo, culminò alla fine del X secolo con l'unificazione di quasi tutti i territori della Georgia in un solo Stato, governato da re Bagrati III (975-1014). Nel XV secolo Mtskheta fu devastata dalle truppe tartare di Tamerlano che fece distruggere molti monumenti, privandoci della possibilità di conoscere fino in fondo lo splendore artistico e architettonico della città.
Interno della chiesa principale del complesso di Samtavro
Foto di: caucasus-pictures.blogspot.com
Mtskheta è importante per lo studio dello sviluppo dell'architettura georgiana e dell'architettura medievale nel mondo cristiano. I mosaici, gli oggetti di ferro e le iscrizioni rinvenuti dagli archeologi nel corso di alcune campagne, sono di vitale interesse per lo studio delle origini del popolo georgiano.
La cittadella (Armaztsikhe) della "grande Mtskheta" è situata sulla riva destra del Mtkvari, vicino al monte Bagineti. E' circondata da alcuni quartieri, come Tsitsamuri-Sevsamora (citato da Strabone), dove vivevano i contatini, e Sarkine, il quartiere dei fabbri; ognuno di questi quartieri era una piccola città indipendente, dotata di una cinta di mura, di terme e di condotte d'acqua.
Le mura di Armaztsikhe, risalenti ai secoli IV e III a.C., racchiudono una superficie di trenta ettari. Alte torri rettangolari si ergono ogni 50 metri lungo un muro massiccio costruito in pietra e mattoni. Le parti inferiori sono interamente di pietra e hanno contrafforti sui lati più scoscesi.
Alla stessa epoca risalgono i resti di un tempio che sorgeva sulla cima del monte Bigineti e una tomba con volta ad arco. Gli scavi nella valle di Armaziskhevi hanno portato alla luce numerose tombe e strutture del periodo neolitico. Sono stati scoperti ance i resti di un edificio termale (dei secoli II e III a.C.) e numerose parti di un sontuoso palazzo di stile protoellenistico. Le camere mortuarie costruite a partire dal I secolo sono particolarmente interessanti per gli oggetti funerari rinvenuti, il cui valore artistico e storico dimostra l'importanza culturale della "grande Mtskheta".

Chiesa di Santa Croce nel complesso di Jvari
Foto di: finchannel.com

I monumenti cristiani
Con il Cristianesimo, furono costruiti a Mtskheta molti monumenti, gran parte dei quali sono stati dichiarati Patrimonio dell'Umanità.Il complesso di Sveti-Choveli, nel centro della città, comprende la cattedrale (XI secolo), il palazzo, le porte del katholikos Melchisedech (XI secolo) e le porte di Irlaki II (XVIII secolo).
La cattedrale ha una pianta a forma di croce ed è sovrastata da una cupola. I molti affreschi che adornavano le pareti furono ricoperti nei secoli successivi da uno strato di calce. Ciò ha permesso la perfetta conservazione delle pitture. Degno di nota è anche il monumentale Cristo Pantocratore (rappresentazione di Cristo come principio e fine dell'Universo tipica dell'arte bizantina), seduto su un trono benedicente e circondato dai simboli dei quattro Evangelisti. L'affresco, che è collocato nell'abside centrale, risale all'XI secolo; purtroppo un incauto restauro effettuato nel XIX secolo ha parzialmente rovinato la pittura originale.
Esempio di facciata della chiesa principale del complesso di Samtavro
Foto di: tripadvisor.com
Le facciate sono decorate con arcate che unificano gli elementi separati della struttura. Tamerlano, durante un assalto alla città, danneggiò seriamente la cattedrale, i cui pilastri furono demoliti. Nel XVII secolo la parte superiore del tamburo fu rimaneggiata, subendo notevoli alterazioni.
Nonostante ciò i danni maggiori (demolizioni delle gallerie decorate e delle cappelle) risalgono all'anno 1830, in occasione dell'arrivo dello zar Nicola I.
Mtskheta Jvari
Foto di: jentour.com.ge
Sul lato opposto di Sveti-Choveli, in cima alla collina che domina la sponda destra dell'Aragvi, si trova la Mtskhetis Jvari o chiesa della Santa Croce, uno dei luoghi sacri della Georgia, perché qui si conserva una croce fatta erigere da San Nino durante la sua opera di cristianizzazione del territorio.
La croce fatta erigere da San Nino, ora all'interno della chiesa.
Foto di: flickr.com
Il complesso di Jvari comprende numerosi monumenti risalenti a periodi differenti. La prima chiesa situata in prossimità della croce fu costruita nel VI secolo. Si tratta di una piccola costruzione a pianta cruciforme con portici sui lati nord e sud.
Alla fine del VI secolo la chiesa fu distrutta e venne edificata una nuova chiesa. Questa chiesa presenta una pianta analoga a quella precedente, ma ha maggiori dimensioni. I quattro bracci della croce terminano in absidi semicircolari; il tutto è sormontato da una cupola che esalta la maestosità dell'impianto. L'esterno, per contro, costruito in blocchi di arenaria gialla, è relativamente semplice, a eccezione della facciata che presenta cinque finestroni sovrastati da un altorilievo. Il terzo monumento di Mtskheta in ordine di importanza è la Samtavro o piazza del Sovrano, situata a nord, nel luogo dove, secondo la leggenda, visse San Nino. Grazie ai restauri, una piccola chiesa sormontata da una cupola (secolo IV) si trova ancora sul luogo.
La chiesa principale di Samtavro (secolo XI) presenta una pianta a forma di croce e una grande cupola alta ventisette metri.
Affresco che rappresenta il re Miriani e la moglie nella cappella dove si trova la loro tomba.
Foto di: iberiana.webs.com
La tomba di Miriani, re della Georgia che impose il Cristianesimo al suo popolo, e quella della sua sposa sono situate nell'angolo  nord-ovest della chiesa. Le facciate nord e sud sono riccamente ornate, in contrasto con le facciate est e ovest completamente spoglie.
Altri monumento di Mtskheta sono la chiesa di Antiochia (VII secolo), il monastero di Akhalkalakuri (XI secolo), il monasteri di Armazi e la chiesa di Kalaubani (XII secolo), dedicata al culto di san Giorgio, il santo cavaliere dal quale la Georgia deriva il proprio nome e che è venerato come patrono del Paese.


Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 5,  in uscita con Panorama. Edizione 2004

martedì 17 luglio 2012

Monteriggioni di torri si corona

Sabato 14 luglio, insieme ad alcuni miei amici, sono andata a Monteriggioni per la famosa festa medievale che ogni anno viene fatta al Castello di questa deliziosa cittadina in provincia di Siena.
E' stata davvero un'esperienza divertente, un vero e proprio viaggio nel tempo. All'entrata si devono lasciare i nostri euro e in cambio riceviamo i "grossi" per poter fare acquisti. Anche i nomi dei piatti variano: la porchetta è chiamata "lo porco cotto ne lo forno" e piatti e bicchieri sono ovviamente di coccio, come le posate invece che sono il legno. Così ci si ritrova a passeggiare tra bancarelle che vendono dalle armi d'epoca, alle coroncine di fiori, al vestiario tipico del tempo, facendo un po' a spintoni per le strette viuzze e rischiando di incappare in un mendicante con adeguato bastone e abito di balla, oppure sfiorare un frate che accompagna il vescovo, o qualche donzella di broccato vestita.
Senza contare i numerosi saltimbanchi e giocolieri e se si vuole ci si può cimentare in qualche gioco di abilità egregiamente ricostruito a somiglianza degli originali medievali.
Posto alcune foto fatte in loco.


























Foto del Cicci's Tour e di Stefano Nunziati.

sabato 14 luglio 2012

UNESCO - Città di Bath, Regno Unito

Foto d'epoca, High Street, Bath
Foto tratta da: old-picture.com


Grazie alla sua sorgente di acque curative, l'antica città romana di Aquae Sulis è stata per secoli un importante centro termale. Oltre alle terme romane, riportate alla luce negli ultimi cent'anni, la città conserva un eccezionale complesso di edifici neoclassici risalenti al XVIII secolo, l'epoca del suo massimo splendore. Nel loro stile appare evidente l'influenza del rinascimento italiano e in particolare del grande architetto Andrea Palladio.




Nome: Città di Bath
Patrimonio dell'Umanità: dal 1987
Ubicazione: nel sud-ovest dell'Inghilterra, nella contea di Avon


Le terme romane in una foto d'epoca
Foto tratta da: old-picture.com

Una leggenda attribuisce la fondazione di Bath a Bladud, padre del mitico re Lear, guarito dalla lebbra grazie alle benefiche acque del luogo intorno all'860 a.C. Sebbene non si possa scartare un'origine così remota, non esiste una prova certa che dimostri l'esistenza della città anteriormente al primo secolo dell'era cristiana. Si suppone che i romani, in seguito alla conquista della Britannia nel 43 d.C., avessero scoperto una fonte di acque termali vicino al fiume Avon. Poco tempo dopo iniziarono i lavori di costruzione delle terme e di un tempio dedicato alla dea celtica Sulis, identificata dai romani con Minerva. Lì intorno crebbe, sfruttando i bagni termali, la cittadina di Aquae Sulis.

Le terme
Gli scavi hanno portato alla luce quattro gruppi di bagni romani e uno medievale, tutti alimentati da un'unica sorgente che fornisce 1.200.000 litri di acqua al giorno, a una temperatura costante di 46 °C.
Come tutte le terme romane, anche quelle di Aquae Sulis possedevano sale di vapore (tepidaria) ed erano dotate di un sistema di riscaldamento sotterraneo che le rendeva simili a delle saune, e di piscine d'acqua fredda e calda (frigidaria e calidaria). C'erano anche impianti per i massaggi e alcune piscine per i trattamenti terapeutici.
Il Gran Bagno, il nucleo centrale del gruppo dei Bagni orientali, è il più grande del complesso. L'intricata rete di condotti sotterranei è rimasta intatta sotto i tepidaria dei Bagni occidentali, particolarmente interessanti per l'eccellente stato di conservazione. Completano l'insieme il cosiddetto Bagno Luca e un altro gruppo di bagni disposti su due piani.
Le antiche terme in una foto d'epoca
Foto tratta da: old-picture.com
Abbandonate dopo la fine dell'impero romano, le terme ben presto scomparvero. Aquae Sulis, però, ebbe una sorte di migliore di quella di altre città britanniche: nel medioevo divenne un importante centro di lavorazione della lana e nel XII secolo si affermò nuovamente come stazione termale. Nel 1174 esisteva già un ospedale specializzato nella cura dei reumatismi e nello stesso periodo venne costruito nei pressi della sorgente il Bagno del Re, l'unico a non risalire all'epoca romana: l'edificio attuale è quasi interamente del XIX secolo.
L'importanza della città medievale aumentò quando vi fu trasferita provvisoriamente la sede episcopale di Wells (1091-1206). Il seggio vescovile richiedeva chiaramente una cattedrale, e il vescovo Robert di Lewes ne cominciò la costruzione verso la metà del XII secolo. Di quest'opera non rimane nulla: fu demolita per essere ricostruita nel 1499 come abbazia in stile perpendicolare, l'equivalente inglese del gotico fiammeggiante continentale. L'iniziativa partì dal vescovo Oliver King e il risultato fu Bath Abbey, conosciuta come la "lanterna d'Occidente" per le enormi vetrate che illuminano la navata e il coro. L'interno è ricco di monumenti funerari di epoca georgiana che forniscono un interessante spaccato sulla storia locale.

Facciata dell'Abbazia di Bath
Foto tratta da: photosofchurches.com

Interno dell'Abbazia di Bath con la splendida volta gotica e le grandi finestre.
Foto tratta da: paradoxplace.com


Il regni di "Beau" Nash
A partire dall'epoca georgiana, all'inizio del Settecento, recarsi ai bagni termali di Bath diventò una moda che sarebbe rimasta in auge anche per tutto il secolo successivo. Le cause di questo inaspettato successo non vanno ricercate tanto nelle virtù terapeutiche dell'antica sorgente di Aquae Sulis, quanto nell'intelligente attività di una serie di personaggi che trasformarono in poco tempo la rustica cittadina laniera in una delle stazioni termali più belle ed eleganti d'Europa, al servizio di una nuova classe di aristocratici e borghesi illuminati.
Il più attivo fu Richard "Beau" Nash, prototipo del dandy inglese. Nel 1704, a trent'anni, fu nominato maestro di cerimonie di Bath, un alto incarico che implicava la supervisione di tutta la vita sociale della stazione termale.
Nash "regnò" sulla città per quasi mezzo secolo e la sua influenza, che si estendeva molto al di là dei confini cittadini, fu decisiva per porre le basi della duratura fama di Bath.

La lussuosa architettura palladiana
Disegno di vista dall'alto della zona del Circus e del Royal Crescent
Immagine tratta da: youknowwhereyouare.com
Bath era ancora una città di aspetto medievale, con strade strette che presto divennero insufficienti per il crescente traffico. Le autorità dovettero così porsi il problema della sua ricostruzione. Entrarono in scena allora tre nuovi personaggi, artefici di un rinnovamento architettonico che si protrasse per tutta la seconda metà del XVIII secolo.
Ralph Allen, milionario con vocazione di mecenate, finanziò la maggior parte delle grandi opere della nuova Bath. Gli aspetti tecnici furono invece affidati a due architetti, John Wood padre e figlio, grandi ammiratori del Palladio: la loro opera si inserì nella corrente di recupero dell'estetica palladiana, diffusa nell'Europa del Settecento, che diede i suoi migliori frutti proprio nell'Inghilterra. A partire dal 1743 iniziò tra il mecenate e i due architetti una stretta collaborazione che trasformò completamente la fisionomia della città, dotandola di lussuosi complessi residenziali e di edifici pubblici. Tra i primi si distinguono quelli che circondano Queen Square, Royal Circus e il magnifico Royal Crescent costruito tra il 1767 e il 1775. Ma l'intensa attività sociale di Bath richiedeva soprattutto spazi pubblici adeguati. Nacquero così le Assembly Rooms, un complesso di sale da ballo disegnato da John Wood figlio nel 1771, e successivamente le Pump Rooms, che comprendono sale per i giochi e la lettura, una sala per concerti e un ristorante con una magnifica vista sui bagni romani.
L'influenza italiana è evidente in tutta l'architettura di Bath, e in particolare nel Pulteney Bridge, ispirato al Ponte Vecchio di Firenze. Venne costruito tra il 1769 e il 1774 da Robert Aadam, conosciuto come uno dei principali fautori della ripresa dello stile palladiano in Inghilterra.

Il Royal Crescent
Foto tratta da: geograph.org.uk

Il Pulteney Bridge
Foto tratta da: tourist-tracks.com

Esempio moderno di una Pump Room di Bath
Foto tratta da: laniersbooks.com

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 2,  in uscita con Panorama. Edizione 2004