mercoledì 25 aprile 2012

Unesco - Cartagena delle Indie, Colombia

Veduta dall'alto della città
Foto tratta da: beachoptions.com

I primi passi degli spagnoli in America furono facili: nelle Antille trovarono indiani pacifici che non fu difficile sottomettere, e in Messico un grande impero dove fu sufficiente sostituire il potere centrale per ottenere il controllo di un vasto territorio. Incoraggiati dal successo ottenuto, i conquistatori decisero di ampliare i loro domini verso le coste caraibiche della Colombia e del Venezuela. Fu così fondata Cartagena delle Indie, sul Mar de Caraibi: oggi splendido esempio di architettura coloniale.


Nome: Cartagena delle Indie
Patrimonio dell'Umanità: dal 1984
Ubicazione: sulla costa settentrionale della Colombia, sul Mar dei Caraibi

Foto tratta da: travelsmania.com

Il tentativo dei conquistadores di estendere i loro possedimenti a territori come la Colombia e il Venezuela si rivelò più arduo del previsto, soprattutto per la presenza delle feroci tribù caraibiche, le stesse che avevano terrorizzato gli indiani antillani prima della "conquista". Il primo insediamento stabile fu fondato nel 1533 dal madrileno Pedro de Heredia, sulle rovine di un villaggio indigeno chiamato Calamarì, i cui abitanti avevano opposto un'accanita resistenza agli invasori. Ribattezzato con il nome di San Sebastiano di Cartagena, fu presto trasformato in Cartagena delle Indie, ancora attuale.
Il primo riordinamento urbanistico avvenne tra il 1535 e il 1537 a opera di Juan de Vadillo. La città fu devastata da un incendio nel 1552 e non si sa fino a che punto la ricostruzione si attenne al tracciato originale, dal momento che il progetto più antico che si conserva è posteriore a tale data: risale al 1595 e fu elaborato dall'ingegnere Battista Antonelli come punto di partenza per tracciare il sistema di fortificazioni voluto dal re Filippo II. A quell'epoca Cartagena aveva già raggiunto un notevole sviluppo. Alla sua ascesa non fu estraneo il saccheggio delle tombe della civiltà Sinù, che il capitano Francisco César de Cartagena aveva rinvenuto nella vicina Valle del Cauca grazie alle indicazioni di alcuni indigeni. I Sinù erano una delle cosiddette "civiltà dell'oro", poiché erano soliti seppellire i loro capivillaggio con ricchi e preziosi corredi funebri. Il saccheggio delle tombe era considerato peccato: gli abitanti di Cartagena lo pagarono ben presto con le incursioni dei pirati, sempre più frequenti dal 1568 in poi.
Alla ricchezza della città contribuì il fatto di essere uno dei principali porti della flotta delle Indie, varata nel 1561 proprio con la finalità di proteggere dagli attacchi dei pirati le navi che trasportavano in Spagna l'oro e l'argento, estratti nelle ricche miniere americane.

La torre dell'orologio all'entrata della città vecchia
Foto tratta da: digitaljournal.com

Forti e muraglie
Cartagena non era del tutto priva di difese, giacché nei contratti stipulato con Pedro de Heredia si è trovata traccia della costruzione di un forte per proteggere il porto. Quando il re Filippo II si decise a varare il vasto progetto di fortificazione dei porti dei Caraibi, diede l'incarico ad Antonelli, membro di una famiglia di architetti, da anni al servizio della Corona spagnola. Antonelli decise di cingere tutta Cartagena, eccetto un sobborgo, con un'imponente muraglia sostenuta da baluardi, secondo i principi dell'ingegneria militare dell'epoca. Il Forte di San Felipe de Barajas e la Batteria di San Fernando de Bocachica, situata di fronte al mare, dominano l'intero panorama.

Forte di San Felipe de Barajas
Foto tratta da: my.opera.com

Forte di San Fernando de Bocachica
Foto tratta da: panoramio.com

Architettura civile e religiosa
La Cartagena coloniale non fu soltanto una grande fortezza. Protetta dalle mura, la città si sviluppò rapidamente, assumendo il ruolo di porto principale della Nuova Granada prima, e della Repubblica della Colombia in seguito. Tale dinamismo si tradusse in una continua crescita, e addirittura in una sovrapposizione, delle architetture della città vecchia. Caratteristica comune degli edifici civili e religiosi è l'austerità decorativa, la cui origine è rintracciabile in un curioso decreto reale del 1550 che proibiva nella Nuova Granada le decorazioni ridondanti.
La cattedrale della città fu costruita con materiali non durevoli anche dopo l'incendio del 1552, e il suo primo impianto in pietra fu quasi distrutto ancora prima di essere terminato. Nonostante ciò, l'aspetto attuale corrisponde abbastanza fedelmente al progetto originale.

Cattedrale
Foto tratta da: panoramio.com

Gli ordini religiosi che si stabilirono in Colombia nel corso del XVI secolo furono i Domenicani, i Francescani e gli Agostiniani. Tutti ebbero a Cartagena importanti conventi, dei quali ci è pervenuta soltanto la chiesa di Santo Domingo, la cui realizzazione risale al XVII secolo.  Già nel corso dei secoli XVII e XVIII l'importanza della Compagnia di Gesù eclissò nelle colonie tutti gli altri ordini, fino al 1767, anno in cui i Gesuiti furono espulsi dalla Spagna e dalle colonie. A Cartagena i Gesuiti hanno lasciato la splendida chiesa di San Pedro Claver e il più notevole degli edifici civili esistenti nella città, il palazzo dell'Inquisizione (1770). Lo splendido frontone barocco risalta sul bianco luminoso della facciata, e costituisce un elemento tipico degli edifici di Cartagena, così come le cancellate in legno lavorato al pianterreno e le balconate continue al primo piano. Legno e calce sono due materiali caratteristici dell'architettura urbana di Cartagena, a cui conferiscono un singolare sapore andaluso. Il legno fu molto utilizzato per i soffitti a cassettoni ereditati dall'arte arabo-spagnola, che divennero un motivo costante nelle chiese e nei palazzi. Ma a Cartagena il legno fu soprattutto un elemento dell'architettura popolare, utilizzato per balconi e cancellate, sempre dipinti a calce che abbelliscono numerose case di quartieri come San Diego e Getsemani.

Foto di Cartagena vecchia con palazzi caratteristici
Foto tratta da: themissfrommiss.blogspot.com

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 14,  in uscita con Panorama. Edizione 2004

martedì 24 aprile 2012

25 Aprile un'opportunità di conoscere la nostra storia




Domani, 25 Aprile è una giornata importante per l'Italia: si celebra la Resistenza Italiana e con essa la liberazione dalla dittatura fascista. Si tratta di un fatto storico molto vicino a noi, sia perché il popolo italiano fu il vero protagonista di questo evento, sia perché alcuni dei fautori o semplici partecipanti a questa rivolta sono ancora vivi e ancora ci possono raccontare con la loro voce cosa accadde in quel periodo. Eppure, nonostante questo, molti non sanno cosa sia effettivamente successo in quei giorni: per qualcuno è semplicemente un giorno di festa in cui non si va a scuola o gli uffici sono chiusi. E' drammatico constatare quanto poco sappiano gli italiani della propria storia. Per questo motivo mi sento di consigliare a chi volesse saperne di più del proprio passato e volesse vivere con più consapevolezza, un'alternativa alla classica gitarella fuori porta o allo spigreggiamento sul divano: informatevi se nel vostro comune o provincia, o nelle città vicine c'è un museo storico della Resistenza e andate a visitarlo. Perdete qualche ora del vostro tempo per conoscere voi stessi e la vostra storia. Credo che non ve ne pentirete.


Di seguito il link dove trovare elencati gli eventi per la giornata di domani
Eventi per il 25 Aprile in Italia

sabato 21 aprile 2012

Unesco - Cattedrale di Aquisgrana, Germania

Esterno della Cattedrale di Aquisgrana
Foto tratta da: windoweb.com

La dinastia franco-carolingia, il cui potere fu stabilito definitivamente da Carlo Martello che lo aveva strappato ai Merovingi, non aveva una corte fissa, ma si spostava tra diverse città imperiali a seconda delle stagioni, delle esigenze politiche e del desiderio personale del monarca. Generalmente le residenze reali non si trovano nei centri urbani, ma in luoghi più appartati, in fattorie-palazzo, circondate da boschi e campi coltivati, dove erano garantite la tranquillità del sovrano e l'attività venatoria.


Nome: Cattedrale di Aquisgrana
Patrimonio dell'Umanità: dal 1978
Ubicazione: nel centro della città di Aquisgrana (Aachen), nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia, Germania

Cappella Palatina, sullo sfondo il trono di Carlo Magno
Foto tratta da: agisoft.it

Carlo (742-814), figlio di Pipino il Breve, incoronato re nel 768, dopo la lunga e vittoriosa guerra contro i Sassoni si trovava in possesso della maggior parte delle terre dell'Impero Romano d'Occidente, fatta eccezione per le isole britanniche e la penisola iberica. Volle allora aggiungere l'aggettivo di Magno al suo nome di battesimo, come già aveva fatto Alessandro il Macedone, e utilizzare il cristianesimo come elemento unificatore delle sue conquiste. Per dimostrare al mondo la grandezza, il potere e la prosperità dell'Impero franco, Carlo Magno fece costruire nuovi palazzi. Due di questi furono innalzati rispettivamente a Nimega e a Lorsch. Nessuno però riuscì ad eguagliare lo splendore di Aquisgrana - Aachen in tedesco - che Carlo trasformò nel cuore dell'Impero.
Aquisgrana era un centro termale già noto ai romani con il nome di Aque granni, in onore del dio celtico della salute, Grannus. Su questo insediamento Carlo Magno fece edificare un palazzo di cui si conservano due ambienti molto significativi: il salone dell'incoronazione (Aula Regia), che attualmente si trova nel palazzo municipale della città, e la Cappella Palatina, nucleo primitivo attorno al quale più tardi verrà innalzata la cattedrale.
Nella costruzione del palazzo di Aquisgrana fu presa chiaramente come riferimento la basilica di San Vitale di Ravenna, città che era stata nel V secolo residenza degli imperatori romani, per diventare successivamente parte dei domini bizantini in Italia. La chiesa di San Vitale, considerata, insieme a Santa Sofia, un capolavoro dell'architettura bizantina, fu fatta costruire nel 530 dall'imperatore Giustiniano. Non sorprende che Carlo Magno rivolgesse la sua attenzione a Ravenna, la piccola Bisanzio, in quanto egli stesso aspirava a costruire una realtà statale che rivestisse nell'Europa occidentale lo stesso ruolo dell'Impero Bizantino in Oriente, cristiano e diretto discendente del lascito politi romano.

Cappella Palatina nella cattedrale
Foto tratta da: apere.it

La Cappella Palatina
Una delle opere architettoniche più importanti dell'arte carolingia è la Cappella Palatina, costruita tra il 796 e l'803, un edificio a sedici lati caratterizzato da una struttura centrale di otto archi su pilastri. Questo schema lascia uno spazio  aperto nel centro e crea una navata unica poligonale a trama rettangolare a triangolare a due piani. Sopra ogni arco del piano inferiore se ne innalza infatti un altro più stilizzato, suddiviso a sua volta in due parti da un gioco di archi e di colonne.
Nella parte inferiore del primo piano due colonne con capitelli corinzi classici sostengono tre piccoli archi, che fungono da base alla parte superiore, composta da due colonne che simulano di sostenere direttamente gli archi del secondo piano. Gli archi superiori di entrambi i piani sono formati da una successione di pietre chiare e scure, che costituisce un elemento decorativo nella struttura architettonica complessiva. La Cappella Palatina suscitò all'epoca grande ammirazione, soprattutto grazie alla monumentale cupola, il cui interno era interamente decorato con un enorme mosaico, oggi scomparso. L'edificio era parte di una struttura più ampia, andata perduta, che sembra comprendesse due chiese più piccole. Queste ultime ampliavano il complesso architettonico verso nord e verso sud, mentre sul lato occidentale si apriva un atrio che, attraverso un portico, conduceva agli appartamenti reali.

Particolare della Cappella Palatina
Foto tratta da: minube.it


L'attribuzione della cappella non è ancora del tutto chiara. Carlo Magno riunì attorno a sé intellettuali e letterati provenienti da varie città dell'Occidente: l'inglese Alcuino di York, l'irlandese Gallus, lo spagnolo Teodulfo, il lombardo Paolo Diaocono, il toscano Pietro da Pisa sono solo alcuni dei nomi che entrarono a far parte della corte cosmopolita dell'imperatore. Sembra che il biografo di Carlo Magno, Eginardo, soprintendesse ai lavori personalmente o attraverso il maestro Gerardo, bibliotecario del palazzo. Gli studiosi ritengono che non sia stato lui a progettare la cappella, ma più probabilmente Ottone da Metz, il cui nome appare in vari documenti come capomastro e al quale si deve anche la costruzione del palazzo imperiale.
La Cappella Palatina costituisce attualmente un nucleo perfettamente unitario, con aggiunte successive di elementi di epoche posteriori, tra il quale il coro gotico finemente scolpito e intarsiato, consacrato nell'anno 1414.
La cripta della cattedrale contiene aluni dei più importanti tesori artistici del Medioevo europeo: la croce di Lotario (990), in oro massiccio, completamente intarsiata di pietre preziose, che reca al centro un cammeo di epoca romana appartenuto all'imperatore Augusto; un busto-reliquiario di Carlo Magno in oro e argento; la pianeta di Bernardo di Chiaravalle, di velluto blu con un ricamo di perle, donata dallo stesso Bernardo nel 1147 in occasione di una sua visita ad Aquisgrana; infine, il sarcofago in marmo decorato con un rilievo raffigurante il ratto di Proserpina, dove riposano i reti mortali di Carlo Magno.

Croce di Lotario
Foto tratta da: digilander.libero.it

Busto-reliquiario di Carlo Magno in oro e argento
Foto tratta da: traditioliturgica.blogspot.com

Trono di Carlo Magno nella Cappella Palatina
Foto tratta da: fotoalbum.virgilio.it

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 4,  in uscita con Panorama. Edizione 2004

venerdì 20 aprile 2012

Grazie! Il blog ha superato le 1100 visualizzazioni



Il blog del Cicci's Tour ha superato le 1100 visualizzazioni!
Volevo ringraziare tutti quanti per questa attenzione.
Questo è sicuramente un bello stimolo per proseguire in questa mia passione!
Non sono molto brava ad esprimermi in queste situazioni per cui mi limito a ripetere
Grazie!

Ultimi giorni della XIV Settimana della Cultura

Ricordo a tutti quanti che oggi, domani e domenica sono gli ultimi giorni della Settimana della Cultura.
E' possibile partecipare ancora a molte iniziative davvero interessanti ed uniche.
Se non avete impegni improrogabili, credo proprio che sia il caso di non perdere questa bellissima occasione di fare qualcosa di diverso ed interessante!
Copio nuovamente il link dove poter prendere le informazioni generali:


giovedì 19 aprile 2012

Unesco - Santuario delle balene del Vizcaino

Esemplare di balena grigia
Foto tratta da: mashipura.com


Il Santuario delle balene del Vizcaino è il luogo di riproduzione di molte specie marine in pericolo di estinzione. Fra queste la balena grigia, la gigantesca balenottera azzurra, la focena della California e alcune specie di tartarughe. Durante l'inverno in questa zona migrano molti uccelli acquatici che qui trovano le condizioni ideali per nidificare.


Nome: Santuario delle balene del Vizcaino
Patrimonio dell'Umanità: dal 1993
Ubicazione: nella penisola della Baja California, Messico

Balenottera azzurra
Foto tratta da: nonciclopedia.wikia.com

Le balene sono i più grossi mammiferi viventi. A causa della caccia spietata di cui sono state oggetto, questi giganti del mare corrono oggi il pericolo di estinguersi. Da molti decenni scienziati e naturalisti hanno lanciato un grido d'allarme e la maggior parte dei Paesi ha concordato forti restrizioni alla caccia di questi cetacei.
L'inserimento delle lagune del Vizcaino, vere oasi di pace per le balene, nell'elenco del Patrimonio dell'Umanità è stato un importante passo per contribuire alla loro salvaguardia e sensibilizzare l'opinione pubblica mondiale.
La Riserva del Vizcaino, istituita nel 1998, si estende su una superficie di 2,5 milioni di ettari, al centro della penisola di Baja California, che si protende tra il Golfo di California e l'Oceano Pacifico. Si tratta di un territorio desertico, che sulla costa pacifica si articola in promontori, baie e lagune: due di queste (San Ignacio e, più a nord, Ojo de Liebre o Scammon) sono state dichiarate Patrimonio dell'Umanità.

Deserto inospitale
La regione centrale della Baja California è caratterizzata da un clima molto arido, con precipitazioni annue che non raggiungono i 100 millimetri e temperature elevate durante tutto l'arco dell'anno, in particolare d'estate (40-45°C). Il deserto del Vizcaino è costituito principalmente da rocce sedimentarie (ricche di fossili), con alcune intrusioni di rocce effusive (rioliti, andesiti e piroclastiti). L'unica pianta che riesca a sopportare con facilità l'alta concentrazione salina del terreno è la Frankenia palmeri: diffusa su aree molto estese, raramente supera i 40 cm di altezza.
Anche gli animali che vivono nel deserto sono perfettamente adattati alle dure condizioni del clima. E' facile osservare lo scoiattolo antilope, la volpe del deserto e il coyote. Più difficilmente si riescono a scorgere il puma ed il cervo mulo.

Lo scoiattolo antilope
Foto tratta da: deanimalibus.com

La volpe del deserto
Foto tratta da: guide.supereva.it

Le dune di sabbia bianchissima che fiancheggiano la laguna di Ojo de Liebre
Foto tratta da: mashipure.com

Le balene grigie
Dal Mare di Bering e dagli altri mari artici le balene grigie raggiungono le lagune Ojo de Liebre e San Ignacio nel mese di novembre. Restano in acque messicane fino a febbraio, poi intraprendono il viaggio verso nord. E' in questi specchi d'acqua caldi e poco profondi che avvengono la riproduzione e l'allevamento dei piccoli. I maschi, in genere, non entrano nelle lagune, ma rimangono fuori per proteggere le femmine e i piccoli dalle incursioni delle orche, i loro principali nemici naturali. Inoltre i maschi sono i primi a ripartire verso le gelide acque settentrionali.
Il pericolo maggiore che oggi corrono queste due oasi faunistiche è rappresentato dal turismo: se nel 1980 solo 1000 persone si sono avventurate nel deserto del Vizcaino per raggiungere le rive delle lagune e osservare le balene grigie, negli ultimi anni i visitatori sono diventati più di 30.000. Ma in passato le insidie sono state di gran lunga più gravi. Intorno alla metà del XIX secolo un gruppo di balenieri guidati dal capitano Charles M. Scammon scoprì l'ingresso a una delle due lagune (quella che prese il suo nome e che è conosciuta soprattutto come Ojo de Liebre). Fu il preludio di un autentico massacro, a causa del quale la balena grigia scomparve da queste acque. Oggi la situazione è migliorata e la specie è in netta ripresa.

Rifugio per altre specie
Altri mammiferi marini minacciati di estinzione trovano riparo nelle acque delle lagune del Vizcaino: la foca comune, l'otaria della California, l'elefante marino del nord e la rara balenottera azzurra. Questa area protetta ospita anche quattro specie di tartarughe marine, anch'esse in pericolo di estinzione.
L'interesse naturalistico delle lagune è accresciuto dalla presenza di numerose specie di uccelli, che giungono qui durante il periodo invernale. Il 10% degli uccelli che scelgono la costa occidentale del Messico per svernare, sosta proprio nei due santuari delle balene. Molto diffuse nella zona sono le oche nere oltre a numerosi tipi di anatra, pellicani e cormorani. Sugli isolotti, infine, nidificano molte coppie di falchi pescatori.

Baja California vista dall'alto
Foto tratta da: mashipura.com

I cetacei del Golfo di California
Tra la penisola della Baja di California e il continente si allunga il Golfo di California (detto anche Mare di Cortéz). Anche qui si possono avvistare cetacei: balenottere comuni, megattere, capodogli, globicefali di Gray, balenottere minori, oltre a delfini comuni, leoni marini della California e tursiopi.
Questo mare inoltre costituisce una delle aree migliori per l'osservazione della balenottera azzurra e della balenottera di Bryde, due specie di difficile avvistamento. Esclusivamente in queste acque vive, infine, un altro cetaceo, la focena del Golfo di California. Per garantirne la sopravvivenza, nel 1993 è stata istituita una riserva apposita.

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 13,  in uscita con Panorama. Edizione 2004


domenica 15 aprile 2012

Unesco - Centro storico di Pienza, Italia


Pienza si trova fra la Valdichiana e la Val d'Orcia, su una collina da cui si scorgono in lontananza gli Appennini e la città di Montepulciano. 
Il suo nome deriva da quello di papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini (1405-1464), che nel 1459 ne ordinò la costruzione all'architetto fiorentino Bernardo di Matteo Gamberelli, più conosciuto come Bernardo Rossellino. La città si è mantenuta inalterata dal momento in cui fu progettata fino ai giorni nostri.


Nome: Centro storico della città di Pienza
Patrimonio dell'Umanità: dal 1996
Ubicazione: nell'Italia centro-occidentale, nella regione della Toscana, in provincia di Siena, 10 km a ovest di Montepulciano e 53 km a sud est di Siena.



Pio II era stato eletto papa da pochi mesi quando si recò nel paese natale, Corsignano. Colpito dalla povertà degli abitanti, decise di tentare di migliorare le condizioni di vita stbilendo qui la sua residenza estiva e ribattezzando il paese con il nome di Pienza. Il progetto fu affidato a Bernardo Rossellino, uno dei più originali seguaci di Leon Battista Alberti, che seppe abbinare alla vasta erudizione un gusto raffinato nel comporre tra loro gli elementi decorativi. Pienza, ricostruita con rapidità sorprendente, oltre ad essere uno dei più precoci esempi di progettazione urbanistica, fu anche la prima città edificata nel rispetto dell'ambiente circostante.



Quando Rossellino si pose al lavoro, la città fortificata di Corsignano era costituita da una strada principale, l'attuale corso Rossellino, che univa le due porte più importanti, Porta al Giglio e Porta al Prado. Una fitta rete di strade secondarie arrivava fino alle mura, in gran parte visibili ancora oggi. Rossellino rispettò in larga misura questa struttura originaria e collocò gli edifici più importanti ed eleganti nella piazza dedicata a Pio II. Da parte sua il papa espresse l'esigenza di costruire nuovi apalazzi lungo corso Rossellino per ospitare la corte cardinalizia, e due edifici di pubblica utilità: un ospedale e una locanda situata di fronte alla chiesa di San Francesco. Rossellino fece della piazza Pio II, dal tracciato in apparenza semplice, il centro della città. Su di essa si affacciano infatti le principali costruzioni e la cattedrale con il grande campanile ottagonale.



Gli edifici della piazza, nonostante siano coevi, presentano un'aspetto molto diverso l'uno dall'altro, a seconda delle funzioni a cui erano destinati, ma l'uso della tecnica del graffito sulle facciate (i risultati raggiunti a Pienza sono particolarmente spettacolari) conferisce all'insieme architettonico una certa uniformità, realizzando un interessante equilibrio di somiglianze e differenze.


Una cattedrale luminosa
La cattedrale, opera di Rossellino, fu costruita tra il 1459 e il 1462; al suo esterno in severo stile rinascimentale corrisponde un interno a tre navate dalle ricorrenti reminiscenze gotiche. L'edificio presenta una solida facciata divisa in tre parti per mezzo di ampie arcate e sormontata, secondo la simmetria stabilita dai canoni classici, da un timpano nel quale campeggia lo stemma dei Piccolomini. Il luminoso interno è a tre navate di uguale altezza ricoperte da volte a crociera. Il transetto, delimitato da un abside poligonale, racchiude un coro con scranni del 1462, mentre nella cripta è custodito un fonte battesimale opera dello stesso Rossellino. La cappella a sinistra dell'altare maggiore è dominata da un'Assunta dipinta dal Vecchietta. La chiesa ospita inoltre diverse opere di scuola senese, come la Vergine con i Santi di Matteo di Giovanni, nella navata destra, e un'altra Vergine con i Santi di Sano di Pietro, che si trova in quella di sinistra.



Di fianco alla cattedrale si erge il Palazzo Piccolomini, costruito nel 1463, la cui facciata principale si prolunga oltre il lato occidentale della piazza.

Il palazzo di famiglia
Ispirato al fiorentino Palazzo Rucellai, opera dell'Alberti, Palazzo Piccolomini è considerato il capolavoro del Rossellino: la facciata severa, l'elegante cortile, il bel giardino pensile ne fanno uno degli esempi più notevoli di edificio rinascimentale. La facciata in rilievo è divisa da fregi e pilastri, di tipo toscano al piano inferiore, di ordine corinzio nel secondo e nel terzo, che separano le grandi finestre gemine. Nelle sale del primo piano, dove sono esposte interessanti collezioni di armi, si trova anche la pinacoteca di famiglia che custodisce opere di valore, tra cui l'Incoronazione della Vergine di Giovanni Bellini.


Di fronte alla cattedrale vi sono il palazzo comunale, o Palazzo Pretorio (1462), a tre piani con un portico al pianterreno e una robusta e alta torre merlata che riprende lo stile senese e fiorentino, e una casa del XV secolo. Di fronte al Palazzo Piccolomini si trova il sobrio Palazzo Vescovile e, accanto, la casa dei Canonici, sede del Museo della Cattedrale. In corso Rossellino sorgono bellissimi palazzi del XV secolo, tra cui spicca Palazzo Ammannati. Per quanto riguarda altri edifici religiosi è interessante ricordare la chiesa gotica di San Francesco, abbellita da affreschi del Trecento e del Quattrocento.











Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 3,  in uscita con Panorama. Edizione 2004 

Le foto sono del Cicci's Tour

mercoledì 11 aprile 2012

Unesco - Centro Storico di San Pietroburgo, Russia

Palazzo d'Inverno
Foto tratta da: viaggiareorganizzati.blogspot.com


La nascita di San Pietroburgo (Leningrado durante il periodo sovietico) si deve allo zar Pietro il Grande, che per primo intuì l'importanza di creare uno sbocco commerciale con l'Occidente sulla costa del Mar Baltico. La prima pietra venne posta nel 1703 e il risultato fu la città più europea della Russia, un affascinante complesso di sontuosi palazzi barocchi e neoclassici affacciati sulle ampie anse formate dal fiume Neva.


Nome: Centro storico di San Pietroburgo e i suoi complessi monumentali
Patrimonio dell'Umanità: dal 1990
Ubicazione: nel settore nordorientale della Russia, sul Golfo di Finlandia

San Pietroburgo con la neve
Foto tratta da: wondir.it

Pietro il Grande (1682-1725), innamorato della cultura europea, fu il primo zar a viaggiare in paesi stranieri. Dopo aver visitato la Prussia, l'Inghilterra e l'Austria, dove studiò le arti e si interessò dei progressi della tecnica, ritornò in patria con il fermo proposito di riformare e modernizzare il proprio Impero, fino a quel momento molto refrattario ad ogni influenza straniera. Non potendo edificare un complesso architettonico armonioso e cosmopolita a Mosca, saldamente ancorata alla cultura tradizionale, Pietro il Grande decise di dedicarsi alla costruzione di una nuova città che riflettesse il moderno spirito occidentale. Migliaia di condannati ai lavori forzati, di prigionieri di guerra svedesi e ottomani e di operai finlandesi ed estoni diedero così vita alla più ambiziosa creazione urbanistica del XVIII secolo: San Pietroburgo. Divenuta capitale dell'Impero nel 1712, nel 1724 contava già 75.000 abitanti e fu nel tempo scenario di avvenimenti storici di rilevanza mondiale.
Nel 1914 venne ribattezzata con il nome slavo di Pietrogrado e pochi anni più tardi, nel 1917, fu teatro della Rivoluzione di Ottobre che portò al potere i Soviet comunisti e spodestò gli zar. Nel 1924 fu chiamata Leningrado, in memoria di Lenin, capo del primo governo sovietico. Solo nel 1991 è tornata all'antico nome di San Pietroburgo.


Palazzo di Petrodvorec
Foto tratta da: it.123rf.com

Alla foce della Neva
Pietro il Grande volle spezzare i legami con la tradizione russa chiamando a San Pietroburgo i migliori urbanisti e architetti europei del tempo, che imposero uno stile barocco molto sobrio, caratterizzato da semplici facciate lisce o scandite da pilastri.
In seguito, la sontuosità a e il lusso del rococò, stile prediletto dalle zarine che succedettero a Pietro I, trovarono, grazie a Bartolomeo Francesco Rastrelli e ai suoi discepoli, la loro perfetta espressione in numerosi palazzi, residenze e giardini. Un terzo periodo, caratterizzato dallo stile neoclassico, ebbe come grande patrone Caterina II la Grande (1762-1796) e prese forma nel Piccolo Ermitage e nel Teatro dell'Ermitage ad opera di Vallin de la Mothe. L'ultimo periodo, quello della ricostruzione dopo l'invasione napoleonica, fu improntato allo stile impero e rappresentato da architetti come Carlo Rossi, A. N. Voronichin e Thomas de Thomon.
I monumenti più rappresentativi della città sono distribuiti in quattro zone: le due rive della Neva, la Prospettiva Nevskij e la via Sadovaja. L'edificio più importante della riva del fiume è la fortezza dei Santi Pietro e Paolo: iniziata nel 1703, costituisce il nucleo più antico di San Pietroburgo e ha ospitato fino al 1917 una prigione per detenuti politici. La cattedrale che sorge all'interno del complesso ospita le tombe di tutti gli zar (a eccezione di Alessandro I e Nicola II) da Pietro il Grande in poi. La torre appuntita (1733) è visibile da qualsiasi punto della città e ne costituisce uno dei simboli.

Vista dall'alto della fortezza dei SS. Pietro e Paolo
Foto tratta da: solotravel.it

La prima residenza di Pietro il Grande, nei pressi della Neva, è una piccola costruzione in legno dalla quale lo zar poteva supervisionare le opere della "sua" città. Si tratta di un edificio molto importante non soltanto perché fu la prima casa di San Pietroburgo, ma anche perché è la testimonianza di un tipo di architettura ormai scomparsa. Lungo il fiume è ancorata la corazzata Aurora, dalla quale venne sparato il colpo di cannone che diede il segnale per l'assalto al Palazzo d'Inverno il 25 ottobre del 1917: questo avvenimento segnò l'inizio della Rivoluzione d'Ottobre.
Sull'isola di Vasilievskij l'antica Borsa Valori, in stile neoclassico, ospita il Museo Navale. Dove un tempo sorgevano i ministeri di Pietro I, sul cosiddetto Molo dell'Università proprio di fronte all'Ermitage, c'è oggi l'Università di San Pietroburgo. Poco oltre l'Accademia di Belle Arti, molto caratteristica con le sue sfingi egizie - opera di Vallin de la Mothe e di A. F. Kokorinov (1788) -, si incontra l'Istituto d'Arte Mineraria, costruito a forma di tempio greco da Voronihin nel 1808.

Allegra e splendente
Sulla riva opposta della Neva si trova la piazza dei Decabristi, con il famoso monumento equestre di Pietro il Grande, opera di Flaconet (1776). Il nome della piazza deriva dalla ribellione antizarista avvenuta nel dicembre del 1825 e qui repressa. Il doppio edificio del Senato e del santo Sinodo, opera di Carlo Rossi, chiude un lato della piazza. Un po' più isolata sorge la grandiosa chiesa di S. Isacco, che fu iniziata nel 1818 sotto Alessandro I e richiese quarant'anni per essere completata. A fianco si innalza la Torre dell'Ammiraglio, opera di Zacharov (1823), che con i suoi 72 metri di altezza, è uno dei simboli di San Pietroburgo. Alle sue spalle è la piazza del Palazzo, al centro della quale si trova la Colonna di Alessandro, eretta nel 1834 in ricordo della vittoria ottenuta su Napoleone.

Piazza del Palazzo immersa nella neve
Foto tratta da: corriere.it

Sul lato settentrionale sorge, imponente e maestoso, il Palazzo d'Inverno, capolavoro del barocco russo, che ospita la celeberrima pinacoteca dell'Ermitage. Opera dell'attivisimo architetto Rastrelli (1752), il palazzo presenta le facciate settentrionale e meridionale con disegno simile, con un'alternanza di colonne e finestre magnificamente proporzionate e una balaustra barocca abbellita da statue. Nelle splendide sale che un tempo hanno accolto gli zar, oggi quasi quattro milioni di persone ogni anno ammirano le numerose opere d'arte esposte. Nel museo sono conservati più di 8000 quadri di grandi maestri, come Leonardo, Raffaello, Rubens e Tiziano, e quasi tre milioni di oggetti d'arte, tra cui sculture, mobili, argenterie, porcellane e pietre intagliate.

Facciata del Palazzo d'Inverno
Foto tratta da: m.wikitravel.org

Scalinata interna al Palazzo d'Inverno
Foto tratta da: travel.fanpage.it

Viali monumentali
La più grande arteria della città è Nevskij-Prospekt (Prospettiva Nevskij), larga quasi 60 metri e lunga 5 chilometri. Su di essa si affaccia la maggior parte dei palazzi sontuosi di San Pietroburgo. Il punto di partenza del viale, l'incrocio fra le vie Gogol' e Herzen, è considerato il cuore della città. Camminando in direzione est si incontra la cattedrale di Nostra Signora di Karzan, un altro degli edifici emblematici di San Pietroburgo: un emiciclo con colonnati precede il corpo principale coperto da un'alta cupola, costruita da Voronichin nel 1811.. La chiesa venne trasformata nel 1932 nel Museo della Religione e dell'Ateismo.. Subito dopo si incontrano il Teatro della Commedia e la Biblioteca Nazionale Saltikov-Scedrin, costruita da Rossi nel 1832 in stile impero.
Dopo aver attraversato il ponte di Anickov con le sue celebri statue dei domatori di cavalli, la Prospettiva Nevskij prosegue verso il convento di Aleksandr Nevskij, fatto erigere da Pietro il Grande.
Poco oltre sorge la San Pietroburgo moderna, quasi completamente edificata dopo il terribile assedio della seconda guerra mondiale. In direzione opposta, verso la parte settentrionale della Prospettiva Nevskij e in prossimità della Neva, si trova la via Sadovaja, all'inizio della quale ci sono il Campo di Marte, con il monumento agli Eroi della Rivoluzione, il Palazzo d'Estate e il Giardino d'Estate. Insieme con il parco, questa residenza fu costruita per volere di Pietro il Grande nel 1704.
Nei dintorni di San Pietroburgo sorgono altri palazzi che testimoniano lo splendore degli zar. Tra questi Pavlovsk, dono di Caterina II al figlio Paolo, edificato in stile palladiano e circondato da un magnifico parco; il Palazzo Jekaterinskij a Puskin, dai fiabeschi interni, e il Palazzo Petrodvorec, fatto costruire da Pietro il Grande a ovest di San Pietroburgo.

Giardini d'Estate
Foto tratta da: paesionline.it


Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 5,  in uscita con Panorama. Edizione 2004