mercoledì 21 marzo 2012

Unesco - Area archeologica di Delfi

Mi sono ritrovata a fare un po' di calcoli e mi sono accorta che se decido di mantenere la rubrica "Unesco" a cadenza settimanale, finirò tra qualche anno. Ragione per cui ho deciso di raddoppiare l'appuntamento: da oggi in poi potrete leggere gli articoli sul Patrimonio dell'Umanità sia il Sabato che il Mercoledì.
Per cui... buona lettura!

Il teatro e il tempio di Apollo. Intorno alle rovine, la cornice naturale del Monte Parnaso
Foto tratta da: robertopotrelli.it
Situata in una meravigliosa zona alle falde sudoccidentali del Monte Parnaso e non distante dalle acque del Golfo di Corinto, Delfi deve la sua fama alla presenza di un oracolo attivo fin dall'epoca micenea, circa 3500 anni fa, e che ebbe un'importanza straordinaria nella vita sociale della Grecia Classica.


Nome: Area archeologica di Delfi
Patrimonio dell'Umanità: dal 1987
Ubicazione: Grecia, nel centro del Paese, alle pendici del Monte Parnaso

Tholos di Marmarià, tempio circolare con peristilio formato da 20 colonne doriche.
Foto tratta da: en.wikipedia.org

Il primo santuario di Delfi, dedicato a Gea, della della Terra, fu probabilmente innalzato alle falde del Parnaso, in corrispondenza di una fessura nel terreno dalla quale fuoriuscivano vapori che provocavano in chi li respirava una specie di stato di trance. Il recente ritrovamento di figure maschili in bronzo ha dimostrato che, tra l'XI e il IX secolo a.C., il culto di Apollo prese progressivamente il posto di quello di Gea.
Secondo la mitologia, il dio del sole, dopo avere ucciso Pitone, il mostro che custodiva la fonte Casotide, introdusse a Delfi il proprio culto. I primi sacerdoti furono dei cretesi di Cnosso che, in seguito a un naufragio, furono salvati da Apollo, che aveva assunto le sembianze di un delfino. La fama del santuario si diffuse enormemente nel mondo ellenico: nessuna impresa veniva iniziata senza consultare l'oracolo e dopo ogni vittoria venivano offerti copiosi doni ad Apollo. Il luogo era considerato inoltre il centro del mondo, come dimostrava il fatto che, quando Zeus liberò due aquile alle due estremità della Terra, queste si incontrarono a Delfi.

L'Auriga, famosa statua bronzea risalente al V secolo a.C. conservata presso il Museo di Delfi.
Foto tratta da: archeoguida.it

L'oracolo di Delfi
Inizialmente l'oracolo dava responsi solamente una volta all'anno, il settimo giorno del mese bisio (febbraio-marzo), che secondo la tradizione corrispondeva alla data di nascita di Apollo. Presto, però, si passò a una frequenza mensile, ma sempre il giorno 7. I mesi invernali erano l'unico periodo che Apollo trascorreva nelle terre degli Iperborei, lasciando a Dioniso l'incarico di controllare il sacro recinto di Delfi. La Pizia (dal nome del mostro Pitone ucciso da Apollo), cioè la sacerdotessa per bocca della quale il dio emetteva i propri responsi, era inizialmente una giovane vergine, ma in seguito a un tentativo di violenza, vennero designate donne dell'età di almeno cinquant'anni che, per svolgere adeguatamente il compito, dovevano abbandonare marito e figli e trasferirsi nel recinto sacro. La sempre crescente fama del santuario e l'aumento delle ricchezze che esso custodiva fecero sì che si passasse da una a tre sacerdotesse e che tutti i pellegrini proveniente da città con ambasciatori a Delfi potessero consultare l'oracolo in qualunque giorno, sempre che Apollo fosse d'accordo. Per essere certi della disponibilità divina si bagnava un capretto con acqua fredda: se l'animale rabbrividiva, significava che Apollo era disposto a rispondere. Il pellegrino pagava allora il pelanos, cioè un tributo, e sacrificava il capretto.


Il Tesoro degli Ateniesi (490-485 s.C.) che commemora uno degli eventi più significativi della storia greca, la vittoria sui persiani nella battaglia di Maratona.
Foto tratta da: digilander.libero.it

La mattina dei giorni di oracolo, la Pizia si purificava nella fonte Castalia, beveva le acque dell sorgente Casotide e raccoglieva foglie di alloro prima di essere portata in processione fino al luogo sacro. Qui giunta, si sedeva su un tripode aureo collocato nella parte più interna del tempio (Adyton) e cadeva in uno stato di trance. Il pellegrino poneva i quesiti e lei rispondeva con suoni e grida incomprensibil che il sacerdote al suo fianco doveva tradurre, a volte in prosa, a volte in esametri, ma sempre con frasi di dubbia interpretazione. Un esempio: il re Creso, famoso per la sua ricchezza, tra i tanti regali portò al santuario un leone d'oro massiccio di 250 chili di peso, posto sopra una piramide di 117 gradini di "oro bianco", una lega d'oro e d'argento. Voleva sapere se sarebbe stato propizio attaccare i persiani e la risposta dell'oracolo fu: "Se Creso attraversa il fiume Alis, sarà distrutto un grande impero". Creso attaccò e il responso si avverò: infatti, un grande impero venne distrutto, il suo.

Statue di Cleobi e Bitone, alte più di due metri, raffigurano i figli di una sacerdotessa del tempio di Era ad Argo.
Foto tratta da: it.wikipedia.org

La Via Sacra
La Via Sacra, con i suoi quattro metri di larghezza, conserva ancora il tracciato originale. Su entrambi i lati vennero costruiti monumenti e tempietti votivi (thesauròi, i "tesori"), il primo dei quali fu eretto da Cipselo, tiranno corinzio.
 Si trattava di un abitacolo destinato a proteggere le offerte di ogni città e a commemorare eventi importanti. Così, mentre tra il 490 e il 485 a.C. gli ateniesi eressero il loro Tesoro per celebrare la vittoria sui persiani nella battaglia di Maratona, proprio di fronte i siracusani ne innalzarono un altro per celebrare la vittoria in Sicilia sugli ateniesi.
Di fronte all'ingresso del tempio di Apollo vi sono ancora i resti dell'altare maggiore, maestosa donazione degli abitanti dell'isola di Chio. Accanto era appeso il tripode commemorativo della battaglia di Platea, in cui tre serpenti di bronzo si avvinghiavano tra di loro per sostenere un grande recipiente d'oro. Il tempio di Apollo,  costruito in stile dorico nel V secolo a.C., fu eretto nello stesso luogo in cui, secondo la tradizione, erano stati innalzati in precedenza altri templi. Uno di questi costruito  verso il 650 a.C. dai fratelli Trofonio e Agamede in pietra calcarea e distrutto dal fuoco solo un secolo dopo, venne rapidamente riedificato grazie ai contributi inviati da tutto il mondo ellenico.
A quel tempo aveva sei colonne frontali e cinque laterali; gli alcmeonidi esiliati da Atene dal tiranno Pisistrato ne rivestirono a proprie spese la facciata orientale con marmo di Paro. Un grande terremoto distrusse di nuovo il tempio nel 373 a.C.  e un'altra raccolta di offerte ne permise la ricostruzione. Il recinto interno era formato da un vestibolo (pronaos), in cui si trovava una statua in bronzo del grande Omero, e da una navata principale divisa in due sale. Nella prima erano collocate numerose statue dedicate a Posidone e a Zeus e inoltre era custodito il trono utilizzato da Pindaro quando veniva a Delfi a cantare i suoi inni ad Apollo. Nella seconda sala, più stretta, si venerava la statua in oro del dio. Il teatro, del IV secolo, è conservato in buono stato, anche se la sua forma attuale è successiva e risale al 159 a.C. Situato a 654 metri d'altitudine, è il punto dominante dell'area; qui si celebravano diversi eventi durante i giochi pitici, ai quali potevano assistere 5000 spettatori.

La Via Sacra
Foto tratta da: grece-bleue.net

Il teatro di Delfi
Foto tratta da: favoladellabotte.blogspot.com

Lo stadio, iniziato nel V secolo a.C., altro luogo fondamentale per la celebrazione dei giochi, è in ottimo stato di conservazione. Più grande del teatro - le sue dimensioni sono di  26 metri di larghezza per 177,5 di lunghezza -,  poteva accogliere nelle sue dodici file di gradinate 7000 spettatori. Sono ancora visibili le lastre con due scanalature per i piedi che indicavano la direzione di uscita e quella di entrata, In un primo tempo il pubblico di sedeva per terra, ma i romani, ai tempi di Erode Attico, costruirono gradinate in pietra, oltre all'arco a tre fornici dal quale i giudici e i concorrenti facevano il loro ingresso.


Lo Stadio
Foto tratta da: andromaca.altervista.com

Nel Museo di Delfi sono conservati autentici capolavori. Entrando, dopo la prima scala, si arriva alla Sala dell'"Onfalo", la pietra sacra che indicava il luogo esatto dove si incontrarono le aquile di Zeus, cioè il centro del mondo. La statua più celebre qui conservata è quella dell'Auriga, capolavoro del maturo arcaismo greco (circa 460 a.C.), ma degne di interesse sono anche le statue di Cleobi e Bitone, opere di un artista del Peloponneso del periodo arcaico. Un monumento molto interessante è la Tholos, appartenente al Tempio di Atena Pronaia: si tratta di un edificio circolare con due ordini concentrici di colonne in stile dorico e corinzio, la cui funzione non è stata ancora chiarita, risalente al 390 a.C. Le meraviglie di Delfi non finiscono qui: molto suggestive sono le sorgenti così come meritano di essere visti altri monumenti, ognuno dei quali meriterebbe un capitolo a sé. Del resto, quest'area va visitata anche per l'incantevole paesaggio che la ospita e che la rende uno dei complessi archeologici più belli di tutta l'antichità.

2 commenti:

  1. Che fascino questo posto!
    Andiamo anche qui???

    Marco

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  2. Eh sì, anche a me affascina molto.
    Potremmo metterlo nella lunga lista dei luoghi da visitare e vedere se ciò che è scritto è così bello anche dal vivo!

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