sabato 3 marzo 2012

Unesco - Medina di Fes


Fes è formata da un complesso di tre agglomerati urbani di epoche diverse disposti su di un asse longitudinale ai piedi dello Jebel Zalagh. Il nucleo più antico è Fes el-Bali, Fes Vecchia, fondata alla fine dellVIII secolo da Idris I, discendente di Alì (genero di Maometto). Nell'anno 192 secondo il calendario musulmano, corrispondente 
all'808 d.C., il nuovo insediamento venne trasformato da Idris II in capitale del Marocco.



Nome: Medina di Fes
Patrimonio dell'Umanità: dal 1981
Ubicazione: nella regione di Fes, nel centro dell'omonima città


La città di Fes è costituita da tre diversi nuclei che si sono costituiti in epoche diverse: Fel el-Bali, la Città Vecchia, Fes el-Yedid, Fes Nuova, fondata nel 1276 dalla dinastia dei Benimerini, e Fes Debibagh, una moderna città nata ai tempi del protettorato francese.
Il nucleo più antico della città si sviluppò intorno a due insediamenti sciiti ben disposti sulle ripide pendici della valle del Fes. Per comprendere a fondo la situazione è necessario tenere presente che la comunità islamica si era divisa in due grandi collettività: i sunniti, vale a dire gli ortodossi islamici, e gli sciiti, che abbracciarono le dottrine eterodosse quando i discendenti di Alì, genero di Maometto, rifiutarono di riconoscere la legittimità del fondatore della dinastia omayyade. Gli sciiti di al-Andalus (odierna Andalusia) si stanziarono sulla riva destra del Fes per sfuggire agli Omayyadi di Cordova e, quasi contemporaneamente, sulla riva sinistra si raggrupparono gli sciiti di Kairouan, città situata nella cosiddetta Ifriqiya e corrispondente all'attuale Tunisi.
Durante il secolo XI gli Almoravidi sunniti, che avevano ottenuto il controllo di Fes, distrussero parte della citt, ma non impedirono alle due comunità sciite di conservare la propria identità. Il quartiere degli andalusi si era organizzato intorno alla Jamaa el-An dalus, vale a dire alla moschea degli Andalusi, mentre quello del gruppo di Kairouan gravitava intorno alla moschea di Qaraouiyin, che col tempo sarebbe diventata la più grande di tutta l'Africa.


Nel 1069 la città entrò a far parte dell'Impero Almoravide e i due quartieri vennero unificati. A partire da quel momento si succedettero al potere varie dinastie: dopo un periodo nel XII secolo in cui dominarono gli Almohadi, nel Duecento subentrarono i Merinidi, una dinastia di vitale importanza per il futuro di Fes, sia per l'impulso artistico, sia per l'impulso artistico che impresse alla città sia per la tolleranza religiosa di cui fu promotrice. La maggior parte degli edifici di Fes costruiti dai Merinidi, infatti, sono considerati infatti autentici capolavori dell'arte islamica. Ben presto si rese evidente l'impossibilità di continuare a costruire all'interno dell'antica cinta muraria; il sultano Abu Yusuf decise pertanto di fondare nel 1276 una nuova Fes, Fes el-Yedid, all'interno della quale nel XIV secolo si sviluppò un quartiere abitato da ebrei, il Mellah, che per secoli fu un importantissimo centro di studi ebraici, ospitando, fra gli altri, il grande filosofo Maimonide. 


Dopo aver raggiunto così il massimo splendore, Fes entrò in una fase di letargo con la dinastia successiva, la sadiana, per risvegliarsi soltanto con l'avvento degli Alawiti, il cui ultimo rappresentante è l'attuale re del Marocco, Maometto VI. Gli Alawiti fondarono grandi moschee, madrase e palazzi e restaurarono alcuni degli edifici più antichi.



Un passato glorioso e un futuro incerto
Fin dall'epoca dei Merinidi, le città gemelle di Fes el-Bali e Fes el-Yedid hanno vissuto in perfetta simbiosi, pur conservando le rispettive peculiarità come testimonia ancora oggi la struttura urbana, retaggio di mille anni fa. La splendida e versatile medina di Fes, abitata da sempre da genti di paesi diversissimi, presenta una grande varietà di forme e stili architettonici, uniti però da un comune tessuto urbano. I laboratori artigiani sono raggruppati in quartieri differenziati, alcuni dei quali autentici labirinti senza uscita, possono essere visitati solo con una guida. Fa eccezione il quartiere dei conciatori, facilmente raggiungibile a naso:questo tipo di lavorazione infatti è accompagnata da un odore nauseabondo.


Per dieci secoli Fes è stata un centro religioso di grande importanza per l'Islam e ha ricoperto il ruolo di capitale del Marocco. Nella regione del Maghreb, d'altra parte, non è difficile trovare belle città arricchite da numerosi monumenti religiosi; quello che rende unica Fes è però il suo carattere di città aperta e di luogo in cui genti di origine e cultura diverse hanno potuto convivere per secoli e secoli. Sfortunatamente, due fattori hanno deteriorato in modo preoccupante i quartieri antichi: il semplice passare del tempo e il sovraffollamento del quartiere. Una parziale soluzione a questo problema sembrò essere nel 1912 la creazione di una nuova città, la Fes europea, costruita su di un altopiano a sud-ovest di Fes el-Bali. I lavori iniziarono nel periodo del protettorato francese, ma ebbero come risultato quello di attirare in città masse di immigrati che dal 1956, anno in cui il Marocco riacquistò la propria indipendenza, non hanno mai cessato di crescere di numero. La creazione dello Stato di Israele, invece, fece sì che in una sola generazione la comunità ebraica si riducesse drasticamente da 17 000 persone a poche centinaia di membri, i quali abbandonarono il quartiere antico per trasferirsi nella città moderna, ormai sviluppatasi in ogni direzione.




I monumenti di Fes
La moschea di Qaraouiyin fu iniziata nell'anno 857, non per ordine dei governanti ma come donazione privata della famiglia di un ricco mercante di Kairouan. L'ampliamento portato a termine all'epoca di Abd al-Rahman III apportò una modifica allo stile della costruzione: il minareto aggiunto in quegli anni si presenta infatti come un bizzarro intreccio fra un monumento in stile cordovese e il ribat di Susa.


Un'altra importante modifica fu quella della Sala delle preghiere, che fu ampliata senza spostare la quibla, cioè il muro davanti al quale si pone l'imam incaricato di presiedere alla preghiera. Per via delle molteplici ricostruzioni posteriori, però, si ignora l'esatto aspetto del complesso in quei tempi; l'unica cosa certa è che vennero invariabilmente utilizzati il mattone per pilastri e archi e la pietra per il minareto, in seguito ricoperto da stucchi. Nel 1134 il sultano Ali Ibn Yusuf ordinò il definitivo ampliamento della moschea tramite l'aggiunta di tre navate orientate nel senso della larghezza dell'edificio e del mihrab, (la nicchia aperta nella quibla davanti alla quale si pone chi deve dirigere la preghiera), ornato da magnifiche volte a stalattiti (muqarnas).
Della bella decorazione pittorica e scultorea delle volte, tuttavia, conosciamo solo la piccola porzione restaurata negli ultimi anni poiché, quando nel 1146 i puritani Almohadi presero il potere, procedettero immediatamente a ricoprirla con stucco. Con l'ultimo intervento di modifica, risalente agli anni 1613-1624, la moschea si arricchì di alcune fonti chiaramente ispirate al Cortile dei Leoni nell'Alhambra a Cordoba.
Fra le opere attribuibili ai Merinidi spicca la moschea del Venerdì che, sebbene ridecorata nel 1395, conserva ancora la primitiva pianta a forma rettangolare di 54x34 metri di lato: la Sala delle preghiere con la sua tradizionale pianta a T ha sette navate perpendicolari alla quibla , due delle quali sono riwaq del sahn quadrangolare (il riwaq è il loggiato ad archi che circonda il sahn, cioè il cortile della moschea). Il minareto occupa il lato nordoccidentale del sahn, mentre un'elaborata cupola copre il mihrab.
Durante il XIV secolo il Sufismo, una corrente mistica che si distaccava dall'Islamismo tradizionale, aveva preso piede in Marocco. Per combattere il conseguente pericolo dell'eresia, i califfi crearono molti centri di studi religiosi, le madrase. Una delle più belle è quella di al-Attarin, detta anche "madrasa dei venditori di profumi", costruita dal sultano Abu Said Othman fra il 1323 e il 1325. E' costituita da un cortile con una vasca per le abluzioni nel quale si entra attraverso stretti passaggi, da una serie di celle per gli studenti e da una sala delle preghiere di forma praticamente quadrata con un soffitto piramidale in legno.
Nel cortile, vero gioiello dell'arte decorativa islamica, si possono ammirare mattonelle lavorate, colonne e capitelli di pietra scolpita, stucchi minuziosamente plasmati ed elementi di legno policromo, inciso e dorato. La commistione di tanti materiali così diversi contribuisce all'armonica bellezza del risultato finale.




Non meno bella è la madrasa di Bu-Inaniya, la più monumentale fra quelle costruite dai Merinidi. Abu Inan Farius la fece innalzare fra il 1350 e il 1355 dandole la doppia funzione di moschea e di albergo per gli studenti. Sul minareto, il più alto di tutta Fes, venne realizzato un grande orologio ad acqua, oggi in pessio stato di conservazione, con il quale era possibile segnalare l'ora della preghiera a tutte le moschee della città. Il cortile, di 18 metri di lato e completamente rivestito di marmo, è circondato su tre lati da un loggiato ad archi sul quale si appoggia un secondo piano in cui si trovano le stanze degli studenti. Un elemento estraneo all'architettura tradizionale islamica è la presenza di due sale di lettura, a due piani e con volte in legno decorate, che si aprono sui corridoi posti sopra il cortile. Le lezioni, comunque, non si svolgeranno in questo edificio, ma nella moschea degli Andalusi o in quella di Qaraouiyin.
Dal cortile, la cui decorazione è meno elaborata di quella della madrasa di al-Attarin, si entra nella Sala delle preghiere attraverso due ponti sul fiume Fes: il fiume attraversa la madrasa e un tempo separava i quartieri delle due comunità sciite che fondarono questa splendida città.


Di seguito un video sull'argomento:


Nessun commento:

Posta un commento