sabato 17 marzo 2012

Unesco - Parco Nazionale Nahanni

Foto tratta da: turismoincanada.blogspot.com

La taiga nordamericana, fantastica fascia vegetale situata tra la prateria canadese e le zone della tundra che si affacciano al Mar Glaciale Artico, si interrompe ad ovest proprio ai piedi delle Montagne Rocciose.
E' una terra di transizione, dove le immense pianure di foreste sono intervallate da un susseguirsi di catene montuose parallele alle Montagne Rocciose.
E' qui che si estende il Parco Nazionale Nahanni, uno degli angoli più selvaggi ed isolati del Nord America.


Nome: Parco Nazionale Nahanni
Patrimonio dell'Umanità: dal 1987
Ubicazione: Canada, nei territori del nord-ovest, a ovest del Fort Simpson

Veduta del Parco
Foto tratta da: autonoleggio-online.it


La catena delle Montagne Mackenzie, che si sviluppa da nord a sud, forma un importante asse orografico costeggiato a est dal bacino dell'omonimo fiume e a ovest dalle acque del Nahanni. Quest'ambiente, attraente quanto ostile, è caratterizzato da due elementi: la solitudine, dovuta all'assenza di qualsiasi insediamento umano di un certo rilievo, e l'acqua che, sotto forma di poderosi fiumi, laghi e cascate, modella le terre ed è una costante del paesaggio.
Il fiume Nahanni nasce dalle pendici del Monte Christie, al di fuori del territorio del parco. Il suo corso, quasi rettilineo, si snoda fra due grandi catene, le Montagne Mackenzie e est e i monti Selwyng a ovest, proprio ai confini con lo Yukon.

Foto tratta da: www.lerevehouseadventurecom


Il Parco Nazionale si estende quasi totalmente intorno alle acque del Nahanni e del suo affluente Flat. su di una superficie di circa mezzo milione di ettari, esso comprende 320 chilometri del medio e basso corso del South Nahanni, e più di 120 chilometri del Flat.
Meandri, cascate e imponenti canyon, a testimonianza delle diverse fasi della storia geologica del Canada, formano il nucleo della zona protetta, mentre distese di boschi di conifere creano una cortina che nasconde uno degli angoli più selvaggi ed isolati dell'America Settentrionale.
Le cascate Virginia si trovano nel settore centrale del parco. Con un fronte di 200 metri, le acque cadono da un'altezza di 92 metri. Sono le più alte dell'America Settentrionale, con un salto doppio i quello delle famosissime cascate del Niagara. Le rapide sono divise in due settori da un grande sperone roccioso, che le lingue glaciali quaternarie hanno isolato dalle vicine montagne.

Cascate Virginia
Foto tratta da: www.ilreporter.com


Ai piedi delle cascate il fiume cambia aspetto, e predominano le tumultuose rapide che precipitano tra gole rocciose con pareti che raggiungono l'altezza di quasi 1500 metri. Superate le cascate Virginia, dopo una zona di rapide il South Nahanni riceve le acque del Flat River e si dirige verso il Terzo Canyon. Oltrepassato il punto noto come The Gate, "la porta",  dove le pareti rocciose sembrano quasi toccarsi restringendo il corso tumultuoso delle acque, il fiume si dirige verso il Secondo Canyon e la valle Deadmen, "uomini morti". Da ultimo, il South Nahanni raggiunge all'estremità orientale del Parco il Primo Canyon, il tratto più spettacolare di tutto il suo percorso, escludendo le cascate. La zona è calcarea e il potere erosivo e dissolvente delle acque sulle rocce, dello spessore di centinaia di metri, ha originato un mondo di grotte, corsi sotterranei, camini, torri, gallerie e doline. Non mancano le fonti termali, e sotto il Nahanni Butle, al di fuori dei confini del parco, vi è un piccolo villaggio dove risiede una comunità di indiani.


The Gate
Foto tratta da: en.wikipedia.org

Terzo Canyon

Boschi inesplorati
Il Parco Nazionale Nahanni non ha cime importanti: il Monte Harrison Smith, con i suoi 2700 metri, costituisce la massima elevazione della zona protetta. Ciononostante, per la particolare articolazione del parco lungo due fiume dalla possente capacità erosiva, la morfologia del territorio risulta tormentata, fatta di pianure in quota (ad esempio l'altipiano Tlogotsho con la vasta rete di grotte, burroni e fratture) e di valloni accidentati. I lunghi inverni, con temperature che raggiungono i 35°C sotto zero, hanno sempre impedito la presenza di insediamenti umani stabili: queste montagne, a volte mai visitate dall'uomo, racchiudono perciò ancora angoli che attendono i loro primi esploratori.

Foto tratta da: wikimedia.org

La vegetazione più diffusa è quella del bosco di conifere, dove predominano l'abete bianco, l'abete nero, l'abete di Engelmann e il pino di Lodgepole. Betulle, salici e pioppi tremoli sono frequenti nelle zone inondate o prossime ai corsi d'acqua. Anche le briofite (muschi e licheni) sono abbondanti: ne sono state censite più di 260 specie.
Nell'area di Priarie Creek, un altro cono calcareo, crescono diverse specie vegetali endemiche del Nahanni.
Gli orsi (il grizzly e il baribal) vagabondano per i boschi e per i rii del Nahanni. Nel parco, per quanto riguarda i grandi ungulati, vivono la capra delle nevi, il caribù, l'alce e il brighorn bianco. Questa specie è la protagonista del cimitero ghiacciato della Grotta Valeria. Scoperta nel 1971, questa cavità naturale racchiude circa un centinaio di scheletri di grandi ungulati, che il gelo ha perfettamente conservato. I resti risalgono a circa duemila anni fa e, presumibilmente, sono animali che cercavano rifugio nella grotta a causa delle basse temperature esterne morendo, quindi, per fame e stenti.

Brighorn bianco
Foto tratta da: lerevehouseadventure.com
Caribù
Foto tratta da: canada.blogsfere.it

Capra delle nevi
Foto tratta da: nationalgeographic.it

Il Nahanni è un rifugio naturale anche per varie specie di uccelli in pericolo di estinzione, tra le quali il falco pellegrino e l'aquila dorata. Merita una menzione speciale il cigno fischiatore, che nel lago Yohin, all'interno dell'area protetta, conta uno dei tre soli luoghi di riproduzione di tutta l'America Settentrionale.
Il testo della dichiarazione del Nahanni quale Patrimonio Mondiale dell'Umanità sottolinea la singolarità della storia geologica riscontrabile lungo i canyon del parco, alla quale si deve aggiungere l'azione dei forti processi geomorfologici che, ancora oggi, modifica lentamente il paesaggio A tutto ciò si accompagna un altro, prezioso elemento: la grandiosa solitudine di queste zone, dominate ancora da una natura intatta che resiste tenacemente a qualsiasi tipo di civilizzazione.

Il prezzo della solitudine
La solitudine delle terre del Nahanni fa tornare in mente le stupefacenti avventure dei cercatori d'oro che, alla metà dello scorso secolo, si avventurarono in queste lande. La leggenda vuole chela maggior parte di essi morì, sopraffatta da una tribù di indiani sanguinari di grande statura, comandati da una misteriosa donna di sangue europeo. In verità nel 1908, tre anni dopo l'arrivo dei fratelli Willie e Frank McLeod sulle tracce del prezioso metallo, una squadra di soccorso diretta dal terzo dei fratelli McLeod trovò  solamente due cadaveri senza cranio appesi ad un abete. Alcuni anni dopo un altro avventuriero, un certo Jorgeson, inviò un messaggio al proprio socio, informandolo di aver trovato un ricco filone d'oro. Quando questi arrivò sul posto delle pepite dorate trovò solamente una capanna incendiata nella quale giace il corpo decapitato di Jorgeson. Questi avvenimenti sinistri hanno lasciato tracce nella toponomastica del territorio, a giudicare dai nomi di alcune zone come, "fiume del cranio spezzato"; "valle del funerale"; "porta dell'inferno". Il Nahanni è ancora oggi avvolto da un alone di mistero, dovuto all'isolamento di questo territorio. Sono pochi i luoghi dell'America Settentrionale ai quali non si possa accedere in automobile, e uno è proprio il Parco Nazionale Nahanni. Il turista che vuole visitarlo, infatti, deve recarsi fino a Watson Lake o Fort Simpson, da dove verrà portato con piccoli velivoli al Nahanni. Dal luogo dell'atterraggio vi sono solo due piccole possibilità per entrare nel territorio protetto: a piedi e ben attrezzati, facendo delle lunghe escursioni accompagnati obbligatoriamente da guide specializzate, oppure in canoa scivolando lungo le arterie fluviali del parco.

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 12,  in uscita con Panorama. Edizione 2004

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