martedì 16 ottobre 2012

Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice, Croazia


Mare, sole, locali e vita tipicamente estiva in centinaia di piccoli paesi arroccati o distesi di fronte al mare, di origini veneziane, romane o slave; città mitteleuropee e paesaggi rudi ma incontaminati. Questo offre la Croazia a milioni di persone ogni anno.
E in effetti un bel mare azzurro tutto insenature, isole e golfi, una buona cucina a base di pesce, un costo di vita minore a quello dell'area Euro, sono delle belle attrattive, e ve le consiglio.
Ma se volete vedere con i vostri occhi un'autentica meraviglia della natura, prendete un'auto e da Zagabria o da Fiume (Rijeka) in un paio d'ore arrivate al Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice. 
Il luogo è, ovviamente, unico al mondo, motivo per cui l'Unesco, già nel 1979, lo inserì nella sua lista di Patrimoni dell'Umanità. Ciò che lo rende inimitabile è il suo costante e inesorabile mutare. Il professor Ivo Pevalek, negli anni '30 del Novecento, scoprì che i due fiumi che alimentano i laghi trascinano sedimenti minerali che vanno a creare delle vere e proprie dighe naturali che fanno da bordo ai laghi e creano cascate e fiumiciattoli. Questi, con l'aumento della pressione dell'acqua, sfondano le barriere e si aprono nuove strade per arrivare a valle. In pratica, un ecosistema in perenne, lenta ma costante trasformazione.
Nel 1949 fu istituito il Parco, il primo nell'allora Jugoslavia, e grazie alla cura e al rigore col quale viene mantenuto, oggi possiamo anche noi godere di questo luogo speciale.
I quasi 30.000 ettari che lo compongono si trovano molto vicino al confine bosniaco, e durante la guerra dei Balcani una piccola parte del Parco fu addirittura minata. Fortunatamente questo fatto fa ormai parte del passato e oggi non esiste nessun pericolo.
Si può accedere al Parco da due ingressi, dai quali si dipanano vari percorsi, contrassegnati da lettere e colori diversi, che permettono di compiere un giro di tutti i laghi, o anche solo una parte, e magari terminare la visita l'indomani, pernottando in una delle varie sistemazioni, a partire dal campeggio per finire con l'albergo, che si trovano all'interno della zona protetta.


L'area del Parco è immensa, comprende ben 16 laghi collegati fra loro da cascate, con un dislivello massimo tra il punto più alto e il più basso di quasi 1000 metri. Il percorso più lungo prevede ben 8 ore di passeggiate tra scorci di indescrivibile bellezza.
Con il biglietto di ingresso (ad ottobre 2012 il prezzo per un adulto è 80 kune, circa 11 euro) è compresa anche la possibilità di utilizzare sia il traghetto che attraversa il lago più grande, risparmiandovi circa un'ora di camminata, sia il trenino che dal punto più lontano vi riporta alle due entrate; anch'esso elimina circa un'ora di passeggiata. Ovviamente la cosa migliore sarebbe girare tutto quanto il Parco a piedi, ma in effetti risulta piuttosto stancante, soprattutto se, come me, lo visitate in estate e il sole picchia senza pietà sulla natura ma anche sulla vostra testa.
Non c'è bisogno di allenamento per esplorare il Parco, i sentieri sono quasi del tutto pianeggianti, esclusa la zona panoramica vicino alla grande cascata, e sicuramente le numerose soste per ammirare la bellezza della natura e scattare qualche foto serviranno per ricaricare le pile. Piccolo neo per la visita in estate piena: ci sono più visitatori e la gente che si accalca in determinati punti. Il periodo migliore per recarvisi è la primavera, coi laghi carichi d'acqua e le piante in fiore.
Folla a parte, ciò che maggiormente vi colpirà saranno la quiete e la pulizia del luogo, la vasta varietà della flora e della fauna che spazia dalla miriade di pesci e libellule di un improbabile blu cobalto, ma soprattutto i colori che l'acqua incontaminata e purissima riflette.

Nel giro di poche ore vedrete cascate enormi, laghi profondi sui quali abbandonarsi al riposo su un traghetto o dedicarsi a vogare in canoa; laghetti minuscoli dei quali si vede il fondale, pieni di piante e animali; zone dense di piante colorate; ruscelli che scorreranno sotto i vostri piedi; acqua che varia dal blu intenso al verde quasi fluorescente o dalla trasparenza cristallina.
Potrete ovviamente fermarvi a fare uno spuntino in uno dei vari punti di ristoro, comprarvi qualche souvenir negli immancabili negozietti (consiglio la grappa locale) e poi incamminarvi verso l'uscita.
A fine giornata sarete sicuramente stanchi ma felici, riappacificati con la natura. Avrete vissuto un'esperienza unica, e per molto tempo ricorderete quella gola sommersa dai boschi, nella quale declinano due fiumi che hanno creato, nel corso delle ere, 16 laghi in successione. Ma quel che proprio non vi potrete scordare saranno la pace, rotta solo dal rumore dell'acqua che scorre, la varietà di ambienti, piante e animali e la tavolozza cromatica delle acque, che non si può spiegare.
A fine vacanza, potrete anche farvi un regalino pensando a quanti soldi avrete risparmiato non andando ai Caraibi... tanto li avete visitati nei Balcani.

Articolo di
Stefano Nunziati

Foto di
Stefano Nunziati

sabato 13 ottobre 2012

UNESCO - Te Wahipounamu, Nuova Zelanda

Parco di Fiordland
Foto tratta da: www.travelguide.com.nz

L'Isola del Sud della Nuova Zelanda offre una serie di paesaggi straordinari, modellati dalle diverse glaciazioni che hanno creato i fiordi, coste rocciose a strapiombo sul mare, laghi e cascate. Questi territori sono ricoperti da immensi ghiacciai e da sterminate foreste di faggi antartici e di podocarpi. Nell'area protetta vivono alcune specie di uccelli seriamente minacciate di estinzione: lo strigope, l'unico pappagallo alpino al mondo, il takahé, una grossa gallinella d'acqua, e il kiwi.

Nome: Te Wahipounamu
Patrimonio dell'Umanità: dal 1990
Ubicazione: settore centrale e sudoccidentale dell'Isola del Sud, Nuova Zelanda






Il settore occidentale dell'Isola del Sud della Nuova Zelanda, conosciuto con il nome di Te Wahipounamu, è attraversato dalle Alpi Neozelandesi, una grande catena che condiziona l'orografia e il clima di tutta l'isola. Sebbene non vi siano montagne superiori ai 4000 metri, sono 27 le cime che oltrepassano i 3000 metri. L'imponenza di queste montagne, coperte da nevi perenni e da estesi ghiacciai che spesso arrivano a quote particolarmente basse, è accentuata dalla vicinanza del mare.

Monte Cook
Foto tratta da: viaggi.repubblica.it
Nel regno dei ghiacciai
La vetta più alta è il Monte Cook (3764 metri), un blocco roccioso che si allunga a sudest e a nordest, con tre promontori che svettano fra le distese ghiacciate. I versanti orientali della catena appartengono al Parco Nazionale del Monte Cook, che si estende per 92.422 ettari; quelli occidentali formano il Parco Nazionale Westland che copre una superficie di 117.555 ettari. I due parchi, che confinano per un tratto di 45 chilometri, costituiscono un'unica entità, separata solo dal punto di vista gestionale. Le cime delle montagne emergono da una distesa di ghiacci che occupa una superficie di 1.000 chilometri quadrati. I 300 ghiacciai di varie dimensioni, interrotti da imponenti seracchi e da cascate di ghiaccio, sono distribuiti nella zona. Il principale ghiacciaio che si estende verso est è il Tasman, largo fino a due chilometri e lungo 28.

Ghiacciaio Tasman
Foto tratta da: cmphoto.co.nz

Mount Aspiring e il faggio antartico
Le Alpi Neozelandesi declinano progressivamente verso sud, dove si trova, su una superficie di 285.589 ettari, il Parco Nazionale Mount Aspiring. La zona litoranea è coperta dalla foresta pluviale, la cui specie arborea più conosciuta è il podocarpo, noto in questa zona con il nome di kahikatea. La caratteristica più interessante di questa conifera, che supera facilmente i 25 metri di altezza, è costituita dalle foglie piccole, squamiformi e schiacciate, di un bel color bronzo. Più alto del podocarpo è il Dacrydium cupressinum: gli esemplari giovani hanno sagoma conica, mentre le piante adulte sono spoglie, con un pennacchio di foglie solo sulla sommità. Ma la specie caratteristica di questa zona è il faggio antartico: quest'albero, che può raggiungere un'altezza di 30 metri, forma dei boschi molto fitti, privi di sottobosco a causa della scarsità di luce. I faggeti sono interrotti da torbiere e laghetti, specie nei fondovalle.
Vegetazione nel Parco Nazionale Fiordland
Foto tratta da: travel.nationalgeographic.com
Verso l'estremità sudoccidentale dell'Isola del Sud si trova il Parco di Fiordland, istituito nel 1952 su una superficie di 1.252.378 ettari. La cima più alta è il monte Tutoko (2756 ettari). Dalla catena principale, che è la prosecuzione delle Alpi Neozelandesi, si dipartono dorsali minori, in direzione ovest le montagne scendono a strapiombo verso il Mare di Tasman rimanendo allineate perpendicolarmente alla costa. Il mare si insinua nella terraferma originando fiordi profondi e stretti, che talvolta si allungano nel litorale per 45 chilometri. Verso sud i rilievi si fanno via via più bassi, fino a spegnersi in modeste alture collinari in prossimità della costa sudorientale. Ai piedi della dorsale montuosa si apre una serie di valli occupate da grandi laghi (fra gli altri, il Te Anau, l'Huaroko e il Poteriteri).

Fiordland National Park
Foto tratta da: tourust-place4u.blogspot.com

Una fauna povera di specie
In Nuova Zelanda non esistono mammiferi autoctoni se non i pipistrelli e le specie marine. Tutti gli altri mammiferi terresti sono stati introdotti, casualmente o intenzionalmente, dall'uomo. Alcune, come l'ermellino e la volpe, hanno causato enormi squilibri nella fauna locale, inadatta ad affrontare i predatori. Pochi sono anche i rettili e gli anfibi, mentre gli invertebrati sono rappresentati da molte specie di insetti. L'assenza di grandi predatori carnivori e lo scarso popolamento umano hanno permesso che la Nuova Zelanda, così come l'Australia, fosse il luogo ideale per molte specie di uccelli. La presenza faunistica più caratteristica della Nuova Zelanda risiede soprattutto in alcune specie di pappagalli che vivono nella foresta e negli uccelli che si sono adattati alla vita a terra perdendo l'uso delle ali, conseguenza tipica dell'isolamento e della mancanza di predatori naturali. Lo strigope, un affascinante pappagallo di abitudini soprattutto crepuscolari, che secondo alcune zoologi è l'anello di congiunzione fra i rapaci notturni e i pappagalli, è una delle specie autoctone minacciate dagli animali introdotti dall'uomo. Anche il takahé, una specie di gallinella d'acqua, è ormai ridotta a meno di 200 esemplari localizzata nella Riserva di Dana, nel Parco Nazionale Fiordland. Infine, una menzione speciale merita il kiwi (emblema della Nuova Zelanda), simile a una gallina dalle zampe robuste, la cui popolazione si è ridotta drasticamente a causa del disboscamento e dell'introduzione di nuovi predatori: la sua sopravvivenza ora dipende dai programmi di allevamento in cattività e da poche riserve nelle quali non vi siano specie predatrici.

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 15,  in uscita con Panorama. Edizione 2004

mercoledì 10 ottobre 2012

Estate 2012: Umbria e Urbino

Quest'anno, per la prima volta, siamo arrivati all'estate senza sapere dove, quando e se saremmo andati in vacanza.
Alla fine abbiamo deciso di approfittare dello Smartbox che mi era stato regalato per il compleanno, ed utilizzarlo come punto di partenza per una breve vacanza. Il cofanetto comprendeva due notti fuori porta per due persone in uno dei numerosissimi agriturismi/B&B disseminati in Italia. La scelta è caduta sull'Umbria, un po' perché relativamente vicino a casa e un po' perché era già da diverso tempo che parlavamo di farci un giro. In poche ore abbiamo stilato una lista delle maggiori attrazioni della regione, ed eliminate le città che già conoscevamo e che più volte abbiamo visitato; il risultato è stato il seguente: Perugia, Città di Castello, Gubbio, Foligno e Spoleto. A queste abbiamo aggiunto Urbino perché ci faceva davvero gola ed era comunque molto vicina.
La durata della vacanza è stata di 5 notti e 6 giorni, per un totale di circa 500 km; e abbiamo visitato le città nel seguente ordine: Città di Castello, Perugia, Gubbio, Urbino, Foligno e Spoleto.


Siamo partiti da San Lorenzo Nuovo (VT), piccolo paesino sul Lago di Bolsena, il 5 agosto. 
Non ci siamo fermati subito a Perugia, come sarebbe stato ovvio fare, ma abbiamo proseguito immediatamente per Città di Castello perché pernottavamo proprio da quelle parti. Il posto si chiama Hotel Villa San Donino. L'arrivo all'hotel è stato davvero d'impatto: per raggiungerlo si passa da strade secondarie, in mezzo a campi coltivati, salendo per una strada non particolarmente comoda, quasi tutta sterrata, ma disseminata di bellissime ville e da cui si gode di una vista mozzafiato sulla campagna umbra.


La villa ci è subito apparsa davvero bella, con un bel giardino, con tavoli apparecchiati in modo quasi scenografico e una grande piscina. Purtroppo la camera era piuttosto piccola, ma soprattutto priva di aria condizionata o di un ventilatore. Inoltre non vi erano le persiane, ma le imposte, per cui la notte abbiamo dovuto tenere la finestra mezza aperta per poter far entrare un pochino d'aria (altrimenti non ci si respirava!). Insomma non siamo rimasti soddisfatti, anche perché la nostra camera era al primo piano e proprio sopra la piscina.

Domenica 5 Agosto
Città di Castello è una cittadina davvero molto carina. Piccola, si gira in poche ore. Il Duomo è molto bello e riccamente decorato. Ci sono tanti angoli caratteristici, anche se il luogo non è propriamente turistico. Infatti, essendo capitati di domenica, abbiamo trovato tutto quanto chiuso, a parte qualche ristorante e pizzeria, con pochissime persone in giro, anzi, quasi nessuno, e l'atmosfera era un po' desolante. Già la sera la situazione era un po' cambiata, ma soprattutto il giorno seguente, quando siamo tornati dopo la visita a Perugia, la città aveva tutto un altro volto grazie ai negozi aperti e al brulichio di persone per le strade.

Palazzo della Cassa di Risparmio, Città di Castello

Palazzo Comunale, Città di Castello

Scorcio tra le vie principali di Città di Castello

Interno del Duomo di Città di Castello.

Lunedì 6 Agosto
Perugia ci ha accolti in tutt'altro modo: siamo passati dal silenzio e dalla tranquillità di una piccola cittadina, alla folla di turisti di una città famosa come Perugia. Devo dire che, nonostante il gran numero di visitatori (e non), l'atmosfera rimaneva comunque molto tranquilla e per niente caotica. Oltre a fare un giro per le eleganti vie perugine, abbiamo visitato la Galleria Nazionale dell'Umbria: se si ha a disposizione un giorno (o più) per la visita, consiglio vivamente di ritagliarsi un paio d'ore per questo museo perché vale la pena. Ovviamente non può mancare una sosta nel Duomo dove ammirare le bellissime volte decorate e i tanti capolavori nascosti nelle nicchie (consigliamo un abbigliamento adeguato, poiché all'entrata della Cattedrale vi è una seria selezione da parte del personale addetto); senza ovviamente dimenticare la spettacolare fontana di Pisano. Ma la cosa che mi rimarrà impressa di Perugia è sicuramente l'eleganza degli edifici, data dall'alternarsi del colore bianco con il rosa tenue, che crea un leggero movimento delle facciate senza appesantire le architetture.

Perugia ci accoglie

I portoni d'ingresso del Nobile Collegio del Cambio, Perugia

Il portone d'ingresso della Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia

Elegante edificio perugino del centro, Perugia

Il bellissimo palazzo della Galleria Nazionale dell'Umbria, Perugia

Il Duomo e la fontana di Pisano, Perugia

La fontana di Pisano con il palazzo della Galleria Nazionale dell'Umbria sullo sfondo, Perugia

Perugia

L'interno del Duomo di Perugia

Le volte del Duomo di Perugia

Vicoli perugini con le diverse epoche che si sovrappongono

Vicoli perugini

Martedì 7 Agosto
Arrivare a Gubbio invece è stato come fare un viaggio indietro nel tempo: si è letteralmente catapultati nel Medioevo. Si passa per stretti vicoli delimitati da antiche case in pietra, alcune delle quali sono case-torri; portoni in legno massiccio, decorazioni; tutto rimanda ad un epoca molto lontana e solo i segnali stradali e qualche macchina parcheggiata qua e là ricorda che siamo ormai nel XXI secolo. Ovviamente è impossibile resistere alla tentazione di entrare in uno dei numerosi negozietti che vendono prodotti tipici e soprattutto tartufo (in tutte le forme e per tutte le tasche); oppure curiosare tra le botteghe artigiane piene zeppe di meravigliose ceramiche dipinte, dove, tra l'altro è possibile farsi rilasciare l'attestato di "Matti di Gubbio", ma solo dopo aver girato per tre volte intorno alla fontana che si trova di fronte la Palazzo del Bargello.
Comunque sia è avvantaggiato chi ha un fisico allenato poiché tutta la città è arrampicata sulle montagne e la visita prevede molti "sali e scendi".

Vicoli, Gubbio

Il letto del fiume in secca, Gubbio

Vicoli, Gubbio

Palazzo del Bargello con la fontana intorno alla quale, girando per tre volte si diventa "Matti di Gubbio"
Gubbio

Scorcio panoramico dietro il Palazzo dei Consoli, Gubbio

Palazzo dei Consoli, Gubbio

Scendendo...
Gubbio

Vicoli, Gubbio

Chiesa di San Giovanni con il Palazzo dei Consoli sullo sfondo
Gubbio

Gubbio si arrampica sui monti.
Martedì 7 e Mercoledì 8 Agosto 2012
Chi non conosce Urbino! E chi non ha presente il bellissimo Palazzo Ducale! Appena arrivati è la prima cosa che ci ha colpiti. Tra l'altro avevamo l'albergo proprio sotto il Palazzo, per cui era la prima cosa che vedevamo appena svegli e l'ultima prima di andare a dormire (Albergo Italia, Urbino - sito ufficiale). All'interno del Palazzo Ducale si trova la Galleria Nazionale dell'Umbria: se devo essere sincera, mi ha un po' delusa. L'ho trovata particolarmente spoglia, in contrasto con l'eleganza e la magnificenza dell'esterno del Palazzo. Mi ha particolarmente stupito, invece, l'Oratorio di San Giovanni: davvero spettacolare e assolutamente da vedere! Una delle stanze affrescate (interamente affrescata) più belle che abbia mai visto fin'ora. Un altro luogo molto interessante e da visitare irrinunciabilmente è la casa di Raffaello. Nonostante sia oggi un museo dedicato all'artista e alla sua vita privata, rimane tra le stanze quell'aria di familiarità e di accoglienza tipica di un luogo privato. Tante sono le stanze da visitare e piene di oggetti che rimandano alla quotidianità del pittore. Di questa città mi ricorderò innanzi tutto il Palazzo Ducale, credo che al mondo non ci sia niente del genere. Mi ricorderò sicuramente delle strade particolarmente ripide e che ti fanno arrivare nei posti sempre senza fiato. E poi mi ricorderò della bellezza dei palazzi, così imponenti e regali, sicuramente degni della città in cui nacque il Rinascimento.

Palazzo Ducale, Urbino

Scorcio sul Duomo di Urbino e dietro Palazzo Ducale

Chiostro del Palazzo Ducale, Urbino

Oratorio di San Giovanni, Urbino

Giovedì 9 Agosto 2012
Di Foligno posso dire che è una cittadina tranquilla e accogliente, molto pacifica. Davvero bella è la piazza principale con il Duomo e il Palazzo Comunale. Purtroppo siamo capitati in un periodo non buono per la visita poiché le strade erano in pieno lavoro di ristrutturazione. Questo però sarà sicuramente positivo per i turisti che verranno, che si ritroveranno una città completamente restaurata e riordinata.

Palazzo Comunale, Foligno

Ingresso laterale del Duomo, Foligno

Mercoledì 10 Agosto 2012
Quando ripenso a Spoleto ripenso ad una cittadina piena di musica e colori. Lungo le vie del centro storico, sono posizionati sui palazzi degli altoparlanti che trasmettono musica ininterrottamente: un piacevole accompagnamento alla passeggiata tra i bellissimi negozi e i palazzi tutti colorati. Il percorso più bello è certamente quello che porta da Corso Mazzini, attraverso piazza Mentana fino a Corso Garibaldi. In fondo a Corso Garibaldi, sulla sinistra si trova la Chiesa di San Gregorio Maggiore che è assolutamente da vedere: in un bellissimo stile romanico, conserva ancora molti affreschi originali e sotto alla zona dell'altare si può visitare anche la chiesta inferiore più antica.

Teatro romano, Spoleto

Antiche memorie con fiori, Spoleto

Il Duomo di Spoleto

Foto a cura del Cicci's Tour

FAI - Ricordati di salvare l'Italia



Spesso ci dimentichiamo delle cose importanti che ci valorizzano e che ci rendono unici nel Mondo. Per fortuna che c'è il FAI che ci ricorda che siamo i protagonisti della Storia del nostro Paese e non semplici spettatori.
Purtroppo il patrimonio artistico italiano ha più bisogno di noi di quanto dovrebbe; proprio per questo il nostro impegno dovrà essere ancora più generoso, proprio a dimostrazione di quanto ci teniamo alla nostra bella Italia.
Basta una piccola donazione al FAI, un semplice SMS al numero 45503 o con una donazione online, e si potrà essere gli artefici di una grande rinascita.

Tutte le istruzioni e le informazioni sul sito del FAI

lunedì 8 ottobre 2012

UNESCO - Parco Nazionale di Yellowstone, Stati Uniti

Foto tratta da: yellowstonegate.com

Verso la metà XIX secolo la regione di Yellowstone era ancora pressoché inesplorata. Gli incredibili racconti dei cacciatori e dei cercatori d'oro, che parlavano di fontane d'acqua che si innalzavano verso il cielo, di sorgenti e fanghi caldi che coloravano di verde e ocra la terra, e di montagne gialle che l'oro, alimentarono la curiosità di alcuni intrepidi esploratori, che decisero di addentrarsi in quei luoghi remoti.

Nome: Parco Nazionale di Yellowstone
Patromonio dell'Umanità: dal 1978
Ubicazione: nel settore nordoccidentale dello Stato del Wyoming, arrivando fino all'Idaho e al Montana.





Le spedizioni di David E. Folson, nel 1869, e, due anni dopo,  di Ferdinand V. Hayden fecero conoscere al mondo i sorprendenti fenomeni che avvenivano nello Yellowstone. L'anno seguente il Congresso degli Stati Uniti dichiarò Parco Nazionale tutta la zona, nell'estremità nord-occidentale dello Stato del Wyoming, con una estensione totale di 866.300 ettari (attualmente ne conta 898.349, compresa una piccola parte dell'Idaho e del Montana). E' stata la prima erea protetta del mondo.

Praterie e canyon
La regione dello Yellowstone conserva ancora lo splendido aspetto selvaggio dei tempi dei pionieri. Offre ampi paesaggi, dominati da praterie ondulate, rotte da boschi, torbiere e paludi. La parte centrale del parco, a un'altitudine media di 2000 metri, è occupata da una pianura di origine vulcanica che racchiude il lago Yellowstone, adagiato su una marcata depressione del terreno, con una profondità massima di 98 metri. Questo altopiano centrale è circondato a nord, a est e a sud da catene montuose che raggiungono i 4000 metri di altitudine, con cime sempre ricoperte da ghiacci e nevi. Verso ovest, l'altopiano va digradando fino ad arrivare alla pianura alluvionale del fiume Snake, passando attraverso le terre dell'Island Park.
Il fiume Yellowstone, emissario dell'omonimo lago, ha scavato un canyon di spettacolare bellezza che costituisce un punto di riferimento obbligato durante la visita al parco. Aprendosi tra pareti di rocce ocra, coperte da pini e abeti, libera due vertiginose cascate, di 34 e 94 metri. Le turbolenti acque scorrono per 32 chilometri sul fondo di una gola scoscesa, con picchi che bruscamente si elevano per più di 300 metri.

Il lago Yellostone
Foto tratta da: wunderground.com

Geyser e fonti termali
L'osservazione satellitare ha consentito di individuare nel settore centrale dello Yellowstone il maggior vulcano del mondo, con un cratere cento volte più grande di quello prodotto dall'esplosione del Krakatoa, in Indonesia. Questa enorme depressione, difficilmente individuabile a prima vista date le sue considerevoli dimensioni, si trova tra il lago Yellowstone e il fiume Madison. All'interno di questo "focolare" si registrano circa 10.000 diverse manifestazioni geotermiche, principalmente fonti termali e geyser.
Immagine di un geyser
Foto tratta da: wildnatureimages.com
Yellowstone agisce da cerniera tra i massicci settentrionali e centrali delle Montagne Rocciose, e si trova sulla linea di displuvio tra il bacino atlantico e quello pacifico. Esistono, a modesta profondità, sacche di magma fuso formatesi negli ultimi due milioni di anni, che hanno dato luogo a tre diversi cicli eruttivi. L'ultimo risale all'incirca a un milione e 200.000 anni fa, e ha condizionato l'attuale orografia della regione.
I geyser costituiscono la principale curiosità di Yellowstone. Il vapore acqueo di origine magmatica, definito "acqua giovanile", si mescola con le acque filtrate dalla superficie. Entrambe vengono riscaldate dal calore del magma, che tende a risalire. Non trovando ostacolo, l'acqua calda ariv in superficie e forma delle sorgenti termali. Al contrario, se incontra qualche ostacolo, si riscalda fino a raggiungere temperature capaci di provocare nel vapore un'alta pressione che proietta la colonna d'acqua all'esterno. L'eruzione riduce la pressione, fino a quando un nuovo aumento della temperatura induce la ripetizione del fenomeno. Il geyser più celebre di Yellowstone è l'Old Faithful, che ogni novanta minuti, con rigorosa puntualità, emette una poderosa colonna d'acqua che si spinge fino a 50 metri d'altezza.
L'Old Faithful geyser
Foto tratta da: americabeutifulquarters.com
Le fonti termali più celebri si trovano a Mammoth, all'estremità nordoccidentale del parco. Le loro acque depositano quotidianamente più di una tonnellata di travertino, che dà luogo a un grandioso complesso di terrazze a cascata.
Quando i depositi minerari ostruiscono la fuoriuscita dell'acqua, si formano nuove sorgenti che conferiscono una sempre maggiore complessità all'articolato paesaggio. La zoan di Mud Vulcano, nei pressi del lago Yellowstone, ospita un luogo costellato da vulcanelli di fago. Inoltre, nelle sue vicinanze vi sono piscine e fonti termali, a volte ravvicinate, con acque e terrazze dai colori sorprendenti: verde smeraldo, grigio, giallo e ocra. La ricchezza cromatica è dovuta alla varietà delle alghe presenti, alla temperatura e al tasso salino delle acque.

Morning glory pool, una delle piscine termali
Foto tratta da: webwall.wordpress.com

Le fonti termali di Mammoth, le cui acque depositano ogni giorno più di una tonnellata di travertino formando bellissime cascate a terrazza.
Foto tratta da: planetware.com

Il baribal e il grizzly
Non appena un visitatore entra a Yellowstone, i guardaparco gli consegnano un depliant dal titolo: "Attenzione vi trovate nella terra degli orsi!". A seconda della sensibilità del viaggiatore, questa informazione può fargli piacere o, al contrario, provocarne la fuga immediata. A Yellowstone vivono due specie di orsi bruni, il baribal e il grizzly. Il primo, il più piccolo dei due, è un pacifico vagabondo dalle abitudini notturne che si nutre di qualsiasi sostanza vegetale, ma anche di carne e degli avanzi dei pranzi dei turisti. Salvo nel caso di femmine con piccoli, non è pericoloso, anche se è sempre prudente conservare le debite distanze. Invece il grizzly, che può pesare anche 400 chilogrammi, è imprevedibile, e ogni anno è protagonista di alcuni incidenti. Infatti quest'orso, se viene disturbato, può avere una reazione violenta: per questo i turisti vengono dotati di un piccolo sonaglio che segnala all'animale il loro avvicinarsi.
L'orso grizzly
Foto tratta da: animals.netionalgeographics.com
Yellowstone conta una considerevole popolazione di bisonti che vivono allo stato brado. La storia del declino di questa specie è veramente drammatica. All'inizio dell'Ottocento, grazie a un secolare equilibrio con i predatori e con le tribù indiane, vi erano più di cinquanta milioni di bisonti. Cercando di piegare gli indiani con la fame e di liberare la prateria per gli allevatori di bestiame, i bisonti furono sterminati. I boschi di Yellowstone offrono riparo a piccoli branchi, che hanno in seguito permesso di recuperare la specie e iniziare dei progetti di reintroduzione in altre aree. Il parco è popolato anche da molte altre specie di mammiferi, fra cui i cervi nobili, i cervi della Virginia, i cervi mulo, gli alci, il bighorn e il lupo grigio.

1988, grande incendio a Yellowstone
Nel 1988 Yellowstone fu colpito da uno spaventoso incendio. Le fiamme distrussero migliaia di ettari di bosco, sotto gli occhi delle autorità del Parco, che non intervennero per contrastare l'incendio. Comportamento che cambiò solamente quando le fiamme minacciarono di propagarsi alle foreste al di fuori del Parco. Ancora una volta Yellowstone, seguendo una filosofia che può apparire fondamentalista, dettava legge per quanto riguarda la dottrina conservazionistica dell'ecosistema. Negli anni precedenti infatti, alcuni studi avevano portato alla conclusione che il fuoco è un elemento naturale dell'ecosistema della foresta e che, di conseguenza, non deve essere contrastato purché non metta in pericolo vite umane. L'incendio al quale ci riferiamo consentì il confronto di opinioni diverse. Il tempo ha dato per fortuna ragione a coloro che avevano formulato una teoria tanto rischiosa, e il processo di rinnovamento e di recupero del bosco è più che soddisfacente. Yellowstone è avvolto in alone di romanticismo e cattura il visitatore che decide di avventurarsi fino ai confini del Wyoming alla ricerca della solitudine degli spazi aperti. John Murray, una delle guardie del parco, ha definito con le seguenti semplici parole questo sentimento: "Yellowstone è il parco che qualsiasi padre americano sogna di poter visitare un giorno con il proprio figlio".

Il lago Yellowstone
Foto tratta da: holidieexplorer.com

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 12,  in uscita con Panorama. Edizione 2004