mercoledì 26 settembre 2012

UNESCO - Città preispanica di Teotihuacàn, Messico

Foto tratta da: journeymexico.com

Teotihuacàn, edificata tra il I e il VII secolo d.C., è caratterizzata dalla grandiosità dei suoi templi e dalla loro disposizione, secondo rigidi criteri astronomici e simbolici. Fu per secoli il più importante centro culturale e artistico dell'ara mesoamericana, prima di divenire una delle maggiori città dell'Impero Azteco.

Nome: Città preispanica di Teotihuacàn
Patrimonio dell'Umanità: dal 1987
Ubicazione: in Messico, 48 Km a nordest della capitale



Gli archeologi hanno coniato il termine cultura mesoamericana per indicare l'area culturale preispanica che i estende tra i deserti del Messico settentrionale e l'Honduras. Pur non avendo mai raggiunto un'unità politica, i vari popoli qui insediati condivisero una serie di elementi culturali, come la costruzione di piramidi, il gioco rituale della pelota, il calendario e la scrittura geroglifica, ereditati dagli olmechi, la civiltà più antica della zona.
Nel corso del primo millennio d.C. l'influenza olmeca, insieme al perfezionamento delle tecniche agricole, fece sorgere nell'area mesoamericana alcuni stati teocratici retti da una classe sacerdotale che esercitava un dominio assoluto sulla popolazione.
Intorno all'anno 1000 la decadenza di queste teocrazie, insieme all'invasione di popoli guerrieri provenienti dal nord, portò alla formazione di nuovi stati governati da un'aristocrazia militare. Nella zona centrale dell'odierno Messico fiorì nella città di Teotihuacàn la più importante e influente di queste teocrazie: qui ebbe origine l'Impero degli Aztechi, l'ultimo grande regno dell'America preispanica.

La piramide del sole, l'edificio più imponente del Teotihuacàn
Foto tratta da: richard-seaman.com

Dove nascono gli dei
Le imponenti vestigia del Teotihuacàn si estendono su una superficie di 36 chilometri quadrati, di cui il 10% costituisce il centro rituale, mentre il resto è occupato dai quartieri residenziali, nei quali vivevano oltre 100.000 persone. Nonostante sia stata una grande e importante città, poco si conosce della sua storia. Non sappiamo né quale fu il suo nome originario né quali furono i suoi abitanti. Gli aztechi, che la occuparono quando era già praticamente in rovina, la chiamarono Teotihuacàn, che nella loro lingua significa "luogo in cui nascono gli dei", e dedicarono al Sole e alla Luna i principali templi piramidali della città.
All'inizio del Novecento il luogo affascinò Leopoldo Batres, un ufficiale dell'esercito in pensione nonché archeologo dilettante, il quale, grazie all'amicizia con il presidente del Messico Porfirio Dìaz, poté accedere all'incarico di ispettore e conservatore dei monumenti archeologici del Messico, pur non avendo alcuna competenza specifica in materia. Tra il 1905 e il 1910 Batres realizzò un piano di scavi, tanto ambizioso quanto maldestro, per trasformare Teotihuacàn in un grande monumento nazionale nell'ambito dei fastosi festeggiamenti del primo centenario dell'indipendenza del Messico. Il risultato fu un restauro deplorevole: si arrivò perfino ad aggiungere alla Piramide del Sole una quinta terrazza mai esistita. Solo nel 1962 sono stati intrapresi scavi più rigorosi sotto la supervisione dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia. Gli archeologi si sono occupati soprattutto dei monumenti più spettacolari del centro rituale e hanno finora trascurato le zone adiacenti, che tuttavia possono anch'esse offrire informazioni preziose sulla vita degli abitanti di Teotihuacàn.

Pittura murale di una delle piramidi
Foto tratta da: en.wikipedia.org
Un grande osservatorio astronomico
Il centro rituale della città è strutturato intorno a due assi perpendicolari: quello nord-sud corrisponde ad una vita processionale, larga 40 metri e lunga 2 chilometri, chiamata Miccaotli o Viale dei Morti e quello est-ovest è costituito dalla cosiddetta Strada Est. La Piramide della Luna e il complesso formato dal Grande Recinto e dalla Cittadella (quest'ultima dominata dalla Piramide di Quetzalcòatl) chiudono rispettivamente le estremità settentrionale e meridionale del Miccaotli, dove sono allineate altre piramidi minori. Su tutte spicca la mole poderosa della Piramide del Sole, che sorge presso la parte centrale del Miccaotli, Studi approfonditi hanno rivelato che la zona monumentale della città è disposta secondo un elaborato schema astronomico: così il Viale dei Morti rappresenta la traiettoria solare durante un anno, mentre la Piramide del Sole è stata posta in modo tale da far coincidere esattamente il suo asse di simmetria con il tramonto del sole nel solstizio d'estate. Tutti gli altri edifici rispondono anch'essi a questo criterio di tipo astronomico ed erano utilizzati come un unico grande osservatorio per consentire ai sacerdoti di calcolare con precisione i cicli del calendario.
L'architettura civile, di epoca più tarda, è rappresentata da grandi edifici come il Quetzalpapàlotl e il Palazzo dei Giaguari, e da gruppi di case, circondate da un muro di cinta, che , probabilmente, riuniva le abitazioni delle famiglie imparentate tra di loro.


La rotta dell'ossidiana
Come nacque questa fantastica città di piramidi nel cuore del Messico? Su cosa si basava il suo potere? Quali furono le cause della sua decadenza? Sono tutte domande alle quali possiamo rispondere solo parzialmente, basandoci sempre ed esclusivamente sulle informazioni che le stesse rovine ci hanno svelato. L'origine di Teotihuacàn si fa risalire agli inizi dell'era cristiana ed è associata allo sviluppo delle nuove tecniche di irrigazione che permisero di migliorare la produttività agricola della zona. Bisogna tener presente che la zona centrale del Messico, oggi semidesertica, era allora una regione ricca di terreni fertili e di laghi. Durante il I secolo d.C., per ragioni sconosciute, la popolazione si concentrò nell'area urbana di Teotihuacàn, lasciando i territori circostanti quasi spopolati. Iniziò allora la costruzione dei principali edifici religiosi.
L'organizzazione teocratica della città fu strutturata intorno a un pantheon di divinità ereditate dell'antica cultura olmeca, tra le quali Quetzalcòatl (il serpente piumato) e Tlaloc (dio della pioggia). Forse, come ipotizzato da alcuni autori, anche  la stessa élite della città era di origine olmeca.
Tra il 450 e il 650 la città raggiunse la sua massima espansione e, accanto agli edifici religiosi, sorsero numerosi palazzi e complessi abitativi. In questa epoca l'influenza della cultura teotihuacana si estese a tutta l'area mesoamericana grazie al fiorire dei commerci attraverso i quali affluivano nella metropoli conchiglie, corallo, piume e altri generi di lusso che venivano scambiati con l'ossidiana, una pietra molto ricercata e presente in grandi quantità intorno a Teotihuacàn. Nei bassorilievi di Monte Albàn nel Messico meridionale e nelle grandi città maya appaiono con frequenza le immagini di ambasciatori teotihuacani che trattano con i dignitari locali a dimostrazione dell'importanza raggiunta da questi scambi commerciali.
I primi segnali di decadenza si manifestarono tra il 650 e il 700. La popolazione cominciò a diminuire, preludio dell'abbandono finale della città, sono, inoltre, ancora visibili le tracce di un incendio che distrusse i principali edifici. Si pensa che la pressione dei popoli seminomadi provenienti dal nord, insieme all'esaurimento delle risorse naturali e, soprattutto allo scoppio di tensioni sociali in seno allo Stato possano essere state le cause della decadenza di Teotihuacàn, così come di tutte le altre teocrazie dell'area mesoamericana. Secondo alcuni studiosi furono gli stessi sacerdoti a distruggere i loro templi perché non finissero nelle mani dei nemici.
Ai toltechi e agli aztechi, che si insediarono nella zona nei secoli successivi, Teotihuacàn apparirà come una città fantasma, dalle origini mitiche. Saranno proprio questi popoli a riportare la città all'antico splendore, ricostruendo i templi e i palazzi e facendone un centro importante dei loro imperi.

Foto tratta da: planetware.com

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 13,  in uscita con Panorama. Edizione 2004

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