mercoledì 2 maggio 2012

Unesco - Riserva naturale dei Monti Nimba, Guinea

Il monte Nimba
Foto tratta da: sancara.org

Durante il Pleistocene il nostro Pianeta subì un imponente fenomeno di glaciazione. Nel continente africano la diminuzione delle temperature ridusse l'evaporazione e provocò una diminuzione delle piogge, così che le foreste tropicali lasciarono spazio alle savane. Solo le regioni che, grazie al loro orientamento, riuscirono a mantenere un alto livello pluviometrico poterono conservare le proprie foreste e gli animali che le popolavano. E' il caso dei Monti Nimba, dove oggi vivono specie animali e vegetali endemiche, quasi fossili viventi del Pleistocene.


Nome: Parco Nazionale dei Monti Nimba
Patrimonio dell'Umanità: dal 1981
Ubicazione: nel punto di incontro tra Guinea, Costa d'Avorio e Liberia


Un sistema di alte terre si estende dalla Sierra Leone fino alla Costa d'Avorio, formando la principale barriera che, con direzione nord-ovest, separa la foresta dalla savana. Nella parte orientale sorge il massiccio di Man e, ormai sul confine fra Guinea, Costa d'Avorio e Liberia, si innalzano le creste che formano il massiccio dei Nimba.
La Riserva naturale integrale dei Monti Nimba occupa la zona di frontiera fra Guinea e Costa d'Avorio, mentre la parte situata in Liberia non solo non è protetta, ma viene utilizzata per lo sfruttamento minerario. L'ecosistema caratteristico della riserva è una grande foresta densa e umida, ma tanto sulle rocce che sui depositi ferruginosi che ricoprono i versanti montuosi si trovano macchie di prateria che sono rimaste isolate per millenni e che hanno favorito lo sviluppo di specie endemiche.
Nei 17.130 ettari della riserva si distinguono tre piani vegetazionali differenziati a seconda dell'altitudine: alla base la savana arborea di tipo guineiano; più in alto una fascia forestale di semicaducifoglie (che sul versante settentrionale si spinge fino a 900 metri di altitudine, mentre su quello meridionale, fino a 1300 metri, cede il passo ad un bosco di montagna ricoperto di epifite); e infine una zona pietrosa rivestita di praterie che culmina a 1752 metri.
Le ricerche più recenti hanno evidenziato che, se il numero di endemismi vegetali non è molto elevato all'interno della riserva, la stessa cosa non accade per la fauna. Ma qui i grandi mammiferi costituiscono solo una minima parte del mondo animale. La maggior parte delle specie andemiche dei Monti Nimba appartiene agli invertebrati. Sono stati individuati, ad esempio, moltissimi miriapodi, specialmente delle classi dei Diplopodi e dei Chilopodi, di cui fanno parte la scolopendra e il millepiedi: sono tutti animali caratterizzati dal corpo allungato e da un elevato numero di zampe. 
Si sono rilevati numerosi endemismi anche fra gli Opilionidi, ragni di piccola taglia caratterizzati da estremità lunghe e strette, mentre fra gli insetti sono state individuate specie di carabi, grilli, locuste, cavallette e forbicine.
Sono stati scoperti anche nuovi molluschi, ma le specie più interessanti della fauna esclusiva dei Monti Nimba appartengono, com'è naturale, al gruppo dei vertebrati: come esempi si segnalano un rospo "viviparo", la potamogale e un gruppo di scimpanzé che, pur senza costituire una specie endemica, mostrano in queste regioni un comportamento singolare.


Esempio di Potamogale
Foto tratta da: scientific-web.com

Il rospo e la potamogale
Il nectofrinoide occidentale è un piccolo rospo appartenente alla stessa famiglia del nostro rospo comune che si trova soltanto nelle praterie di altitudine e che per le sue abitudini riproduttive riveste un interesse eccezionale per gli zoologi: la sua fecondazione è interna e le piccole uova, di soli 0,6 millimetri, invece di essere deposte si schiudono direttamente negli ovidotti della femmina. Nascono così dei girini dalla coda molto lunga, che, grazie alla loro grande bocca, formatasi ancor prima degli occhi, possono nutrirsi di un liquido ricco di mucoproteine secreto dalla madre nell'ovidotto. Dopo poco tempo i piccoli rospi vengono "partoriti" e iniziano la loro vita indipendentemente.
La potamogale dei Monti Nimba è un piccolo insettivoro adattato alla vita acquatica ce ricorda nell'aspetto una lontra in miniatura; è imparentato solo con un animale di taglia inferiore che vive nei corsi d'acqua della regione equatoriale e con un altro esclusivo del Ruwenzori. Questa specie fu scoperta solo nel 1951, in parte per via del suo comportamento elusivo ma soprattutto perché è rarissima (dopo un periodo di intense ricerche, infatti, si riuscì a trovarne soltanto cinque esemplari). Si tratta di un animale di 15 centimetri di lunghezza, ai quali ne vanno aggiunti altri 15 di coda; ha occhi piccoli, enormi vibrisse tattili e una coda ovaloide ricoperta da spatole nella parte superiore e inferiore che gli servono per muoversi in acqua. Si ciba quasi esclusivamente di granchi di fiume e vive all'interno di tane situate lungo i corsi d'acqua, con ingresso subacqueo.
Quanto agli scimpanzé, quello che ha richiamato l'attenzione degli studiosi è il fatto che la popolazione dei Monti Nimba dimostra una grande intelligenza ed è in grado di utilizzare strumenti di pietra per scopi precisi. Infine è da sottolineare che, accanto al bosco umido di montagna, l Riserva comprende altri ambienti - fiumi, praterie d'altura e savane - che ospitano una ricca vita animale, con più di 200 specie endemiche censite.
Leopardi, antilopi, colobi, bufali e persino i curiosi pangolini divoratori di termiti e formiche, pur non essendo specie endemiche, possono riservare gradevoli sorprese per i visitatori di questa magnifica regione dell'Africa occidentale.

Articolo tratto dalla collana "Planet, i capolavori dell'uomo", volume 8,  in uscita con Panorama. Edizione 2004

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